giovedì 25 novembre 2010

"PERCIAVUTTI"...a Mormanno tutto il piacere di un antico rito.


Scriveva Vincenzo Padula intorno alla metà del 1800:

"Mormanno, vigne molte, miste a castagneti e ortaggi.
Si fanno o a conto proprio o a quarto o a metà.....
Le viti si tengono a busto d'uomo, per non infracidire l'uve.
Uve migliori: Nivurana, Cannamele, Nivurama mustarda, Cascarola, Castiglione, Aulivella.
Mangerecce: Guagliana nera, Lunguvarda, Jiditella coglione di gallo."





Qualcuno di questi antichi vitigni esiste ancora ma la produzione di vino è calata di molto e serve solo per uso familiare.

Essendo le zone in cui si produce ( Donna Bianca, Colle di Ferruccio, Pietragrossa, Procitta ) comunque di alta collina, il mosto matura più tardi rispetto alla norma ( S.Martino ogni mosto è vino ), perciò l'assaggio del vino nuovo avviene agl'inizi di dicembre, e precisamente, come vuole la tradizione, il giorno dell'Immacolata ( 8 dicembre ).

L'associazione Comunalia, con l'intendo di far conoscere all'esterno questa nostra antica usanza, organizza la decima edizione della manifestazione "PERCIAVUTTI".

Nel cuore dei quattro quartieri del centro storico: Capo lo serro, Casalicchio, Costa, Torretta, saranno allestiti altrettanti "Vuttari" tipici in cui avrà luogo il tradizionale rituale della perciatura delle botti.

Il vino appena spillato, sarà offerto ai convenuti che potranno gustarlo accompagnandolo con cibi della più antica tradizione mormannese e con tanta musica e allegria.

Per questa decima edizione, sarà presente la conduttrice televisiva, Chiara Giallonardo, molto stimata nella cittadina per il trascorso programma "Mezzogiorno in famiglia".

Ma andiamo per ordine, la manifestazione avrà inizio domenica 5 dicembre, alle ore 11,00 con l'apertura della terza Mostra mercato di artigianato e prodotti tipici del Pollino, mentre alle ore 16,00 nelle suggestive cripte della Cattedrale di Santa Maria del Colle, si potranno ammirare fino al 9 gennaio i Presepi.

Al via lunedi 6 alle ore 20,00 con la seconda edizione de "Il Palio delle Botti ".

La mattinata di martedi 7 inizia con la visita guidata dei "4 Vuttari.
Quattro colpi oscuri alle 19,00 daranno inizio alla "Grande festa di PERCIAVUTTI".
Ogni quartiere sarà allietato da gruppi di musica popolare, allo scattare della mezzanotte il popolo si riverserà in Piazza Umberto, perchè la festa continui, tra balli, tarantelle e fuochi pirotecnici.

Siamo giunti alla fine, mercoledi 8 alle 10,00 seconda edizione de "Gara di tiro alla fune", a seguire le varie premiazioni, il saluto delle Autorità e l'aperitivo dei "4 Quartieri".

Perciavutti 2009


Perciavutti 2010

giovedì 11 novembre 2010

Un santo al mese : SAN MARTINO DI TOURS.



La nebbia a gl'irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de' tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.

(Giosuè Carducci)



Martino di Tours (Sabaria, 316 o 317 – Candes-Saint-Martin, 8 novembre 397) vescovo e confessore, venerato come santo dalla Chiesa cattolica (è uno tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa), dalla Chiesa ortodossa e da quella copta, era nativo di Sabaria Sicca (l'odierna Szombathely), in Pannonia (oggi Ungheria). Secondo alcune fonti san Martino sarebbe invece nato a Pannonhalma. La ricorrenza cade l'11 novembre, giorno dei suoi funerali a Tours.

Suo padre, che era un importante ufficiale dell'esercito dell'Impero Romano, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Con la famiglia si spostò a Pavia, e quindicenne, in quanto figlio di un ufficiale, dovette entrare egli stesso nell'esercito. Venne quindi mandato in Gallia; qui, ancora adolescente, si convertì al Cristianesimo e, dopo il congedo dall'esercito,divenne un monaco nella regione di Poitiers.


LA TRADIZIONE DEL TAGLIO DEL MANTELLO.

Quando Martino era ancora un militare, ebbe la visione che diverrà l'episodio più narrato della sua vita e quello più usato dall'iconografia e dalla aneddotica. Si trovava alle porte della città di Amiens con i suoi soldati quando incontrò un mendicante seminudo.
D'impulso tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Quella notte sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva condiviso.
Udì Gesù dire ai suoi angeli: "Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito".
Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro.
Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia, ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi.
Il termine latino per "mantello corto", cappella, venne esteso alle persone incaricate di conservare il mantello di san Martino, i cappellani, e da questi venne applicato all'oratorio reale, che non era una chiesa, chiamato cappella.


CONVERSIONE AL CRISTIANESIMO.

Il sogno ebbe un tale impatto su Martino, che egli, già catecumeno, venne battezzato la Pasqua seguente e divenne cristiano. Decise, più tardi, di lasciare l'esercito e divenne un monaco presto seguito da alcuni compagni, fondando quello che si può definire il primo monastero d'occidente, nei pressi della città di Poitiers, a Ligugè.

Martino si adoperò per la conversione al cristianesimo della popolazione gallica, facendo molti viaggi per predicare nella Francia centrale e occidentale, soprattutto nelle aree rurali, demolendo templi e altari pagani.
Nel corso di questa opera divenne estremamente popolare, e nel 371 i cittadini di Tours lo vollero loro vescovo.
Martino fu un vescovo attivo ed un energico propagatore della fede.
Il suo prestigio si impose e si irradiò ovunque, sorretto dalle sue doti di carità, giustizia e sobrietà e dalla fama di taumaturgo.
Egli aveva della sua missione di “pastore” un concetto assai ampio, a differenza di molti vescovi del tempo, uomini di abitudini cittadine poco conoscitori della campagna e dei suoi abitanti.
Martino, uomo di preghiera e di azione, percorreva personalmente i distretti abitati dai servi agricoltori, le cui necessità spirituali erano immense, mettendo in pratica la sua grande intuizione: l'evangelizzazione delle campagne. A Tours Martino fondò un monastero a poca distanza dalle mura che divenne, per qualche tempo, la sua residenza.
Il monastero, noto in latino come Maius monasterium (monastero grande), divenne in seguito noto come Marmoutier.
L'ultimo suo atto fu ancora un gesto di concordia: si era recato, infatti, a Candes per mettere pace tra il clero locale, dove sopraggiunse la morte l'8 di novembre 397.

Martino lottò contro l'eresia ariana, in totale fedeltà alle conclusioni del Concilio di Nicea (325), consentendo di vincerla.

CULTO POPOLARE.

San Martino di Tours viene ricordato l'11 novembre, sebbene questa non sia la data della sua morte, ma quella della sua sepoltura. Questa data è diventata una festa straordinaria in tutto l'Occidente, grazie alla sua popolare fama di santità e al numero notevole di cristiani che portavano il nome di Martino. Nel Concilio di Macon, era stato deciso che sarebbe stata una festa non lavorativa.

La basilica a lui dedicata in Tours, l’edificio religioso francese più grande di quei tempi, fu tradizionale meta di pellegrinaggi medievali.
Nel 1562, in seguito alle lotte di religione che insanguinarono la Francia, fu messa al sacco dai protestanti e le sue spoglie date alle fiamme, tanto era il suo richiamo simbolico.
Durante il periodo della rivoluzione francese la basilica fu demolita quasi completamente; rimasero due torri, ancora oggi visibili.
Nel 1884 fu progettata una nuova basilica che fu consacrata nel 1925.

Molte chiese in Europa sono dedicate a san Martino. Tra queste Lucca ha dedicato a San Martino il suo Duomo.

L'11 novembre i bambini delle Fiandre e delle aree cattoliche della Germania e dell'Austria partecipano a una processione di lanterne. Spesso un uomo vestito come Martino cavalca in testa alla processione. I bambini cantano canzoni sul santo e sulle loro lanterne.
Il cibo tradizionale di questo giorno è l'oca.
Secondo la leggenda, Martino era riluttante a diventare vescovo, motivo per cui si nascose in una stalla piena di oche; il rumore fatto da queste rivelò però il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando. In anni recenti la processione delle lanterne si è diffusa anche nelle aree protestanti della Germania, nonostante il fatto che la Chiesa protestante non riconosca il culto dei santi.

In Italia il culto del Santo, che si espleta nel giorno della sua ricorrenza religiosa, è legato alla cosiddetta estate di san Martino la quale si manifesta, in senso meteorologico, all'inizio di novembre, e dà luogo ad alcune tradizionali feste popolari.

Nel veneziano l'11 novembre è usanza preparare il dolce di San Martino, un biscotto dolce a forma di cavaliere, decorato con confetti e caramelle.

Nel Salento, invece, l'11 novembre è occasione di ritrovo fra i giovani, che si incontrano nelle case di campagna per trascorrere la serata insieme, organizzando cene a base di piatti particolari quali carne arrostita e castagne. Sebbene non sia praticata una celebrazione religiosa a tutti gli effetti in tutto il Salento (salvo nei paesi dove San Martino è protettore), la festa di San Martino risulta comunque particolarmente cara alla popolazione locale. Il vino rappresenta la bevanda principale, nonchè quasi una sorta di simbolo, di questa "festa".

----------------------------------------- fonte : Wikipedia