sabato 29 gennaio 2011

LA LEGGENDA DELLA MERLA.

















Era la fine del mese di gennaio e faceva un gran freddo,
freddo come non si era mai sentito prima d'allora;
tutto era coperto di neve, i prati, gli alberi, le case.

I merli allora erano tutti bianchi,
e quasi non si vedevano in mezzo a tutta quella neve.

E la merla continuava a guardare in giro,
di qua e di la',
perchè non sapeva dove andare a posarsi per il freddo che faceva.

Finalmente vide un camino che fumava e disse al merlo suo compagno:
"Guarda quel camino come fuma; entriamo a scaldarci" ;
e lui disse: "Va bene, entriamoci".

Insomma, i merli entrarono nel camino e ci rimasero tre giorni e tre notti.

Passati i tre giorni la merla guardò fuori,
vide che era spuntato nuovamente il sole e disse : "Usciamo".

Ma appena usciti si guardarono e la merla disse al merlo:
"Ma guarda come sei diventato nero !";
"Eh, ma anche tu" - rispose il merlo.

E da quel giorno i merli sono rimasti tutti neri,
con il becco giallo e le zampine gialle,
e gli ultimi tre giorni di gennaio,
in ricordo di questo avvenimento sono detti
"i giorni della merla".

I "giorni della merla" sono il 29, 30 e 31 gennaio (secondo alcuni si tratta dal 30 e 31 gennaio e 1 febbraio), giorni nei quali, attraverso dei segni, è possibile capire quale sarà il clima dell'intero anno. Si dice infatti che, se questi giorni sono freddi, la primavera sarà mite e bella, mentre, se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.

Riportiamo due leggende, di origine evangelica.

Un servo di Erode rubò una merla con i suoi piccoli, per prepararli con la polenta. Un merlo, nero come il carbone, prese una pagliuzza dalla culla di Gesù Bambino e la fece cadere sui  piccoli, che subito impararono a volare e così poterono scappare dalla loro prigionia. L'evento miracoloso fece sciogliere la neve e da allora, il 31 gennaio, le temperature ricominciarono a salire.

Un soldato di Erode gettò del fiele nella scodella del latte di Gesù Bambino. Una merla, che vide tutto, bevette il latte avvelenato e per tre giorni soffrì, finché, il 31 gennaio, lo stesso Gesù Bambino fece tornare un caldo sole che accelerò la guarigione della merla.

mercoledì 5 gennaio 2011

I RE MAGI.



Santi Magi d'Oriente, Ravenna -Basilica di Sant'Apollinare in Classe.


Nella tradizione cristiana i Magi sono alcuni astrologi e sacerdoti zoroastriani che, secondo il Vangelo di Matteo (2,1-12), seguendo "il suo astro" giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù, il "re dei Giudei" che era nato.

Gli storici e alcuni biblisti cristiani interpretano questo racconto evangelico come un particolare leggendario, mentre altri biblisti cristiani ne sostengono la veridicità. Il particolare ha comunque avuto una straordinaria fortuna artistica, in particolare nelle rappresentazioni della natività e del presepe.

Il racconto evangelico li descrive in maniera estremamente scarna e la successiva tradizione cristiana (in particolare il Vangelo armeno dell'infanzia, tuttavia di minore valore storico rispetto ai vangeli sinottici) ne ha aggiunto alcuni particolari: erano tre (sulla base dei tre doni portati, oro, incenso e mirra), erano re e si chiamavano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare.

Magi è la traslitterazione del termine greco magos . Si tratta di un titolo riferito specificamente ai sacerdoti dello Zoroastrismo tipici dell'Impero persiano.




L'Adorazione dei Magi del Beato Angelico e di Filippo Lippi.


"I tre re pagani vennero chiamati Magi non perché fossero versati nelle arti magiche, ma per la loro grande competenza nella disciplina dell'astrologia.
Erano detti magi dai Persiani coloro che gli Ebrei chiamavano scribi, i Greci filosofi e i latini savi" —Ludolfo di Sassonia (m. 1378), Vita Christi.
In alcune versioni meno recenti delle Scritture, ad esempio la Bibbia di re Giacomo, i Magi sono indicati come Uomini Saggi, un termine arcaico per indicare i maghi o magi, con il carattere di filosofi, scienziati e personaggi importanti.
Nella Bibbia di re Giacomo, lo stesso termine greco magos che nel Vangelo secondo Matteo viene tradotto con "saggio", è reso con "stregone" negli Atti degli Apostoli (episodio di "Elimas il mago", Atti 13).
Lo stesso termine greco identifica anche Simon Mago in Atti 8.
Oggi il significato più profondo è ormai dimenticato e, quindi, tutte le traduzioni moderne usano il termine di derivazione greca, magi.

In Erodoto la parola magi era associata a personaggi dell'aristocrazia della Media ed, in particolare, ai sacerdoti astronomi della religione zoroastriana, che erano anche ritenuti capaci di uccidere i demoni e ridurli in schiavitù.
Poiché il passo di Matteo implica che fossero dediti all'osservazione delle stelle, la maggioranza dei commentatori ne conclude che il significato inteso fosse quello di "sacerdoti di Zoroastro", e che l'aggiunta "dall'Oriente" ne indicasse naturalmente l'origine persiana.
Addirittura, la traduzione dei Vangeli di Wycliffe parla direttamente di "astrologi", non di "saggi".
Nel XIV secolo la distinzione tra astronomia e astrologia non era ancora riconosciuta, e le due discipline cadevano entrambe sotto la seconda denominazione.

Anche se il sostantivo maschile magi è stato usato un paio di volte in riferimento a una donna (nell'Antologia Palatina e in Luciano), l'appartenenza alla classe dei magi era riservata ai maschi adulti. Gli antichi magi erano persiani, e poiché i territori ad oriente della Palestina biblica coincidevano con l'impero persiano, ci sono pochi dubbi sull'origine etnica e sulla religione di appartenenza dei personaggi descritti nel vangelo di Matteo.

Si noti come il termine magi sia una traduzione artificiosa atta ad evitare il termine piuttosto sgradevole di maghi che indicava i ciarlatani e gli imbroglioni.

La regalità dei "magi" non è attestata nelle fonti canoniche cristiane, né dai Padri della Chiesa, tuttavia i "magi" divengono Re magi nella tradizione liturgica cristiana in quanto la festa della Epifania è collegata al Salmo LXXI (LXXII).





Adorazione dei re Magi -Antonio Balestra




Se è vero che il brano evangelico non riporta il numero esatto dei Magi, la tradizione popolare cristiana li ha spesso identificati come i tre saggi o i tre re e ha assegnato loro i nomi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare.
Esistono comunque delle tradizioni alternative che portano i magi in visita a Gesù in numero minore (due) o maggiore (fino a dodici).

Fin dai primi secoli del Cristianesimo ai Magi sono stati associati gli atteggiamenti positivi della ricerca della luce spirituale e del rifiuto delle tenebre: addirittura si riteneva che con la loro opera avessero contribuito a cacciare i demoni verso gli Inferi.
E, poiché erano sacerdoti, sebbene zoroastriani, seguendo la stella e raggiungendo il neonato re di Israele, lo avrebbero anche riconosciuto come dio, anzi, come l'unico Dio venerato anche dalla rivelazione zoroastriana.
Quindi i Magi sarebbero arrivati presso la mangiatoia di Betlemme con piena coscienza dell'importanza religiosa e cosmica della nascita del Cristo.

In effetti, per il Vangelo di Matteo i Magi sarebbero stati le prime autorità religiose ad adorare il Cristo e quindi, dei tre doni che essi portavano con sé, da questo punto di vista, il più importante era l'ultimo, la mirra. Si tratta di una pianta medicinale da cui si estrae una resina gommosa, che veniva mescolata con oli per realizzare unguenti a scopo medicinale, cosmetico e anche religioso: la parola Cristo significa proprio unto, consacrato con un simbolico unguento, un crisma, per essere re, guaritore e Messia di origine divina.

Per tutte queste ragioni, il racconto dei Magi gode di un particolare rispetto presso le popolazioni cristiane.
Nel calendario liturgico dei cattolici e di altre Chiese cristiane, la visita dei Magi a Gesù bambino viene commemorata nella festa dell'Epifania, il 6 gennaio.
La Chiesa ortodossa e altre Chiese di rito orientale (che nell'Epifania ricordano il Battesimo di Cristo nel Giordano) commemorano la venuta dei Magi nel giorno stesso del Natale.

Anche se non è citato nel Corano, il racconto dei Magi era ben conosciuto in Arabia. L'enciclopedista arabo al-Tabari, nel IX secolo, riferisce dei doni portati dai Magi attribuendo loro il simbolismo che ci è usuale e citando come fonte lo scrittore del VII secolo Wahb ibn Munabbih.


La stella che attraversa il cielo, che la leggenda e l'iconografia indicano come Stella di Betlemme ed i contemporanei come "Stella della Profezia" (quella che Giuseppe Flavio riferisce al suo mecenate Vespasiano), viene spesso rappresentata come una cometa dotata di coda.
Nel racconto evangelico, la stella non è l'unico segno a identificare la cittadina di Betlemme.
Anche una interpretazione del Libro di Isaia, di cui Erode era a conoscenza, identificava Betlemme come il luogo dove sarebbe nato un re, il Messia dei Giudei, discendente o "figlio" di Davide.




I Re Magi in viaggio, scolpiti nella facciata del Duomo di Fidenza; sopra al bassorilievo i tre nomi: Caspar, Baltasar e Melchior.


Le Chiese orientali assegnano vari nomi ai Magi, ma nella tradizione occidentale si sono affermati i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.
In altre culture i nomi sono ancora diversi, ad esempio la Chiesa cattolica etiope li chiama Hor, Basanater e Karsudan.




Una rappresentazione dei Magi a Natal (Brasile)


Catacombe di Priscilla -Roma.


Le più antiche raffigurazioni dei Magi si trovano già nelle catacombe, come per esempio nella cappella di santa Priscilla (II-III secolo). In queste prime rappresentazioni essi sono raffigurati come i Persiani, o in genere gli orientali, con una corta tunica, pantaloni aderenti (anassiridi) e berretto frigio.
Sarà nell'arte bizantina che essi verranno poi abbigliati come nobili della corte imperiale


Nell'anno 614, la Palestina fu occupata dai Persiani guidati dal re Cosroe II.
Essi distrussero quasi tutte le chiese cristiane, ma risparmiarono la Basilica della Natività di Betlemme.
Si racconta che fecero questo poiché sulla facciata della basilica vi era un mosaico che raffigurava i Magi vestiti con l'abito tradizionale persiano.


--------------fonte Wikipedia-----------