giovedì 10 ottobre 2013

SETTECENTO E ILLUMINISMO.







Agli inizi del XVIII secolo, tutto era molto diverso da oggi.
In molti Stati Europei, ma soprattutto in Francia, il sovrano godeva di un potere assoluto, senza controlli e limitazioni.
Le classi sociali erano divise in maniera netta, i nobili e il clero godevano di privilegi e avevano un tenore di vita molto lussuoso, a differenza del popolo, spesso costretto in condizione di grande povertà.

I nobili, grandi proprietari terrieri, occupavano le cariche pubbliche più importanti, non pagavano le tasse e vivevano  nel lusso e nell'ozio.
Intanto si diffonde in Europa l'Illuminismo, un movimento culturale che afferma ideali di libertà e uguaglianza.
Gli illuministi criticarono a fondo i privilegi della nobiltà e il potere assoluto dei sovrani; sostennero che l'Uomo nasce libero ed uguale  e che il potere dei governanti doveva derivare dal consenso dei cittadini.
Se un re non agiva per il bene di tutti, il popolo aveva il diritto di ribellarsi.
Negli Stati assoluti nessuno poteva criticare l'operato del re; al contrario, gli illuministi affermarono il diritto che ognuno potesse esprimere liberamente il proprio pensiero e per primi parlarono di tolleranza verso chi aveva  opinioni diverse.
Gli illuministi criticavano anche il modo con cui veniva amministrata la giustizia.
Nel 1764, l'illuminista italiano Cesare Beccaria pubblicò il libro intitolato "Dei delitti e delle pene", in cui condannava la pena di morte e la tortura come strumenti incivili, crudeli e inutili.
Il libro ebbe un enorme successo e verso la fine del secolo, alcuni sovrani abolirono nei loro Stati la pena di morte e la tortura.
Per cambiare la società era necessario che l'istruzione fosse il più possibile diffusa; infatti solo chi era istruito poteva ragionare con la propria testa e sconfiggere il buio dell'ignoranza e della superstizione.
Nella seconda metà del settecento, gli illuministi francesi Diderot e D'Alambert raccolsero tutto il sapere del tempo in un'opera di 36 volumi che chiamarono "Encyclopédie"; parola di origine greca che significa " istruzione complessiva ".



sabato 27 luglio 2013

IL MANTELLO DELLA VITA.


Che cosa trattiene l'atmosfera terrestre.

Senza aria, il nostro pianeta sarebbe un mondo privo di vita.

Oltre alla luce solare, il minimo di cui le piante e gli animali hanno bisogno per sopravvivere, e soprattutto per evolversi, è un apporto di ossigeno e di acqua, entrambi contenuti nell'atmosfera, e se l'atmosfera continua ad esistere dobbiamo ringraziare la forza di gravità.

L'aria è composta da molecole di gas che si muovono a grande velocità.

La forza di gravità terrestre è così grande che nulla che si muova a meno di 40000 km l'ora può sfuggirle.

Fortunatamente, le molecole d'aria si muovono a tutt'altra velocità, cosicchè l'atmosfera rimane intrappolata nella stretta del campo gravitazionale terrestre.

Secondo alcuni astronomi, anche la luna potrebbe avere avuto, un tempo, un'atmosfera, ma poiché la sua forza  di gravità è pari soltanto a un sesto di quella terrestre, quest'atmosfera a un certo punto si sarebbe dispersa nello spazio.

La Terra ha una posizione unica nel sistema solare, che le ha consentito di sviluppare la vita quale noi la conosciamo.

I primi esseri viventi complessi che hanno abitato la terra sono state le piante, che hanno bisogno, per vivere e riprodursi, di una certa quantità di luce solare.

Anche le piante liberano ossigeno.

                                                         "Aurora" Salvador Dalì
 
Gli animali terrestri, soprattutto i mammiferi, si sarebbero potuti sviluppare nella forma a noi nota soltanto in un'atmosfera contenente ossigeno.

Se la terra fosse più vicina al sole, l'eccesso di temperatura farebbe muovere più velocemente le molecole di ossigeno ed esse potrebbero sfuggirle.

 Se ne fosse più lontana, vi farebbe troppo freddo e la vita non vi si sarebbe mai potuto sviluppare.

domenica 14 luglio 2013

I SEGRETI DELLA VITA.



I fulmini favoriscono anche la crescita delle piante.

I fulmini sono ben noti per il loro potere distruttivo, ma alcune delle sostanze essenziali della materia vivente potrebbero essersi formate grazie all'energia elettrica da essi liberata.

Un unico fulmine può scaricare una quantità di energia elettrica sufficiente a far combinare l'ossigeno e l'azoto dell'aria, formando ossido di azoto, che si scioglie nell'acqua piovana e arriva al suolo sotto forma di acido nitrico.



Per crescere, le piante hanno bisogno di azoto, ma soltanto alcune sono in grado di ricavarlo direttamente dall'aria.

Almeno parte del loro fabbisogno è fornito dall'azione elettrochimica dei fulmini.



A suo tempo i fulmini potrebbero avere avuto un' influenza ancora più profonda sui processi vitali.

All' inizio degli anni cinquanta, all' università di Chicago simularono gli effetti dei fulmini su una miscela di gas analoga a quella che si pensa costituisse l' atmosfera terrestre primordiale.

L' esperimento portò alla formazione, fra l' altro, di amminoacidi, i costituenti delle molecole proteiche.

Forse, molti milioni di anni orsono, proprio un fulmine provocò lo sviluppo delle prime forme di vita sulla Terra.
 

sabato 16 febbraio 2013

LA CULTURA ACCENDE I RIFLETTORI SU MORMANNO.

Documentario d'autore, realizzato a scopo benefico, in favore della popolazione terremotata di Mormanno (Calabria).
Prodotto distribuito solo sul web, per incentivare un'informazione personale e critica. L'Associazione Culturale GlobeSnap, con la collaborazione del Collettivo SisMusica ed il prezioso aiuto della Protezione Civile della Regione Calabria, accende i riflettori là dove erano già stati spenti e dà voce a chi vorrebbe essere ancora ascoltato.


5.1 from GlobeSnap on Vimeo.

Associazione Culturale GlobeSnap: "Un lungo lavoro di contatti, di riprese e di montaggio... Finalmente è terminato.... Con un pizzico di emozione Vi presentiamo il nostro primo documentario d'autore che accende i riflettori là dove erano già stati spenti e dà voce a chi vorrebbe essere ancora ascoltato. Il documentario "5.1" è stato realizzato a scopo benefico, in favore della popolazione terremotata di Mormanno (Calabria). Prodotto distribuito solo sul web, per incentivare un'informazione personale e critica. Ora tocca a Voi passare parola su una realtà, su delle persone, che confida, almeno, in un Nostro appoggio emotivo."

martedì 12 febbraio 2013

PREMIATA FORNERIA MARCONI (PFM)


Era il lontano 1978, quattro ragazzi aprivano i loro concerti con il brano "E' Festa-Celebration".
Il gruppo "Propulsione Gamma" composto da: Franco Accurso alla batteria, Mimmo Sola alla tastiera, Biagio De Minco alla chitarra, Mimmo Perrone al basso.

IMPRESSIONI DI SETTEMBRE


Quante gocce di rugiada intorno a me
cerco il sole, ma non c'è.
Dorme ancora la campagna, forse no,
è sveglia, mi guarda, non so.
Già l'odor di terra, odor di grano
sale adagio verso me,
e la vita nel mio petto batte piano,
respiro la nebbia, penso a te.
Quanto verde tutto intorno, e ancor più in là
sembra quasi un mare d'erba,
e leggero il mio pensiero vola e va
ho quasi paura che si perda...
Un cavallo tende il collo verso il prato
resta fermo come me.
Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
respiro la nebbia, penso a te.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono solo, solo il suono del mio passo.
e intanto il sole tra la nebbia filtra già
il giorno come sempre sarà.

venerdì 8 febbraio 2013

CALABRIA...DOVE NASCE L'ITALIA.

Il 95% degli studenti italiani non conosce l’origine del nome Italia.

 Analoga disinformazione si riscontra nel 98% degli adulti.

 I libri di storia ricalcano un canovaccio troppo semplice, e stereotipato: un sistema di informazione nel quale il Sud Italia non è considerato (se non per il periodo magnogreco).

 Il nome deriva dal vocabolo "Italói", termine con il quale i greci designavano i Vituli (o Viteli), una popolazione che abitava nella punta estrema della nostra penisola, nei pressi dell’odierna Catanzaro, i quali adoravano il simulacro di un vitello (vitulus, in latino).

 Il nome significa cioè “abitanti della terra dei vitelli”.

 Fino all’inizio del V secolo avanti Cristo, con Italia si indicò solo la Calabria, in un secondo tempo il nome fu esteso a tutta la parte meridionale del Paese.
 Nel secolo III, dopo le vittorie riportate dai romani contro i Sanniti e contro Pirro, si estese fino al Magra e al Rubicone.
 Nel 49 avanti Cristo, quando anche alla Gallia Cisalpina furono concessi i diritti di cittadinanza romana, anche le regioni settentrionali della penisola presero il nome di Italia.
 Tali confini vennero ulteriormente dilatati con la riforma amministrativa di Augusto (27 dopo Cristo) che li portò a ovest al fiume Varo (presso Nizza) e a est al fiume Arsa, in Istria.

La Calabria, per la sua posizione geografica nel centro del Mediterraneo, aveva già dall'origine il destino segnato come terra di transito e di incontro.
 Molte popolazioni vi giunsero da parti diverse e progressivamente si scontrarono, si sovrapposero, si fusero: Siculi e Tirreni, Coni e Itali, Morgeti e Pelasgi, Enotri e Bruzi.

Aristotele e Antioco ci narrano che un re leggendario, Italo, avrebbe conquistato la regione e creato insediamenti stabili.
 Secondo alcuni Italo era re degli Itali, popolo proveniente probabilmente dall'Anatolia, ma secondo altri degli Enotri.
 Inoltre, per altri ancora, il nome Italo deriverebbe da quel vitulus (vitello) che richiama l'incisione rupestre di Papasidero.
 E da qui vitulia (terra dei vitelli), per approdare infine al nome di Italia, che poi è diventato quello dell'intera nazione.
 Da qui il mito della Calabria come "regione-madre dell'Italia".

Ovviamente non tutti sono d'accordo ed Ellanico di Mitilene, seguito da Timeo e da Varrone, contrappone un'altra leggenda: quella di Ercole che avrebbe condotto i vitelli rubati a Gerione nella vicina Sicilia, denominata quindi a sua volta Vitulia.

 Ma anche se i tempi sono remoti e incertissimi, più che le fonti predomina il mito.

Nell'antichità, i territori dell'odierna Calabria vennero diversamente indicati:
 - Ausonia, per le proprie ricchezze;
 - Esperia, perché per i Greci in direzione dell'Occidente;
 - Enotria, terra del vino o da Enotrio re di Arcadia;
 - Italia, dal re Italo o terra dei vitelli;
 - Magna Greci
a, perché diventò splendente più della madre patria;
 - Bruzia, perché vi viveva il popolo dei Bruzi
 e infine, sotto i Bizantini nel VI secolo d.C., Calabria, etimologicamente "terra d'ogni bene", che fino ad allora aveva indicato il Salento, la penisola che oggi si stende tra Brindisi ed Otranto.


fonte: calabria mia

giovedì 7 febbraio 2013

A TE...WILLIAM SHAKESPEARE.


...La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, né dalla testa per essere superiore...

...Ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta e accanto al cuore per essere amata...


"La terra ha musica per coloro che ascoltano"
  William Shakespeare

martedì 22 gennaio 2013

STEVIE WONDER

Leggenda della musica, è uno dei più apprezzati cantanti della storia della black music.

Wonder è una leggenda della musica pop: bambino prodigio (a quattro anni suonava già il piano), è un polistrumentista (suona tastiere, batteria, basso, percussioni e armonica a bocca).

Il successo di Stevie Wonder come poli-strumentista e interprete con una profonda coscienza sociale, ha significamente influenzato la pop music.

Per valutarne l'importanza basta considerare il fatto che le sue composizioni sono tra le più riproposte come cover dai maggiori cantanti e musicisti internazionali, sia di estrazione rock/funk/dance che pop.

Sono numerosi gli artisti che citano Wonder come uno dei loro maggiori ispiratori.


giovedì 3 gennaio 2013

...E VENNE IL TEMPO DELLA CALABRIA.

QUANDO FU IL GIORNO DELLA CALABRIA.



di LEONIDA REPACI.

 Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15000 km. quadrati di argilla verde con riflessi viola.

 Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese di due milioni di abitanti al massimo.


 Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro.

 Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi.

 Diede alla Sila il pino, all’Aspromonte l’ulivo, a Reggio il bergamotto, allo Stretto il pescespada, a Scilla le sirene, a Chianalea le palafitte, a Bagnara i pergolati, a Palmi il fico, alla Pietrosa la rondine marina, a Gioia l’olio, a Cirò il vino, a Rosarno l’arancio, a Nicotera il fico d’India, a Pizzo il tonno, a Vibo il fiore, a Tiriolo le belle donne, al Mesima la quercia, al Busento la tomba del re barbaro, all’Amendolea le cicale, al Crati l’acqua lunga, allo scoglio il lichene, alla roccia l’oleastro, alle montagne il canto del pastore errante da uno stazzo all’altro, al greppo la ginestra, alle piane la vigna, alle spiagge la solitudine, all’onda il riflesso del sole.

 Diede a Cosenza l’Accademia, a Tropea il vescovo, a San Giovanni in Fiore il telaio a mano, a Catanzaro il damasco, ad Antonimina il fango medicante, ad Agnana la lignite, a Bivongi le acque sante, a Pazzano la pirite, a Galatro il solfato, a Villa San Giovanni la seta greggia, a Belmonte il marmo verde. Assegnò Pitagora a Crotone, Orfeo pure a Crotone, Democede pure a Crotone, Almeone pure a Crotone, Aristeo pure a Crotone, Filolao pure a Crotone, Zaleuco a Locri, Ibico a Reggio, Clearco pure a Reggio, Cassiodoro a Squillace, San Nilo a Rossano, Gioacchino da Fiore a Celico, Fra’ Barlaam a Seminara, San Francesco a Paola, Telesio a Cosenza, il Parrasio pure a Cosenza, il Gravina a Roggiano, Campanella a Stilo, Mattia Preti a Taverna, Galluppi a Tropea, Gemelli-Careri a Taurianova, Guerrisi a Cittanova, Manfroce a Palmi, Cilèa pure a Palmi, Alvaro a San Luca, Calogero a Melicuccà, Rito a Dinami.

 Donò a Stilo la Cattolica, a Rossano il Patirion, ancora a Rossano l’Evangeliario Purpureo, a San Marco Argentano la Torre Normanna, a Locri i Pinakes, ancora a Locri il Santuario di Persefone, a Santa Severina il Battistero a Rotonda, a Squillace il Tempio della Roccelletta, a Cosenza la Cattedrale, a Gerace pure la Cattedrale, a Crotone il Tempio di Hera Lacinia, a Mileto la zecca, pure a Mileto la Basilica della Trinità, a Santa Eufemia Lametia l’Abbaziale, a Tropea il Duomo, a San Giovanni in Fiore la Badia Florense, a Vibo la Chiesa di San Michele, a Nicotera il Castello, a Reggio il Tempio di Artemide Facellide, a Spezzano Albanese la necropoli della prima età del ferro.

 Poi distribuì i mesi e le stagioni alla Calabria.

 Per l’inverno concesse il sole, per la primavera il sole, per l’estate il sole, per l’autunno il sole.

 A gennaio diede la castagna, a febbraio la pignolata, a marzo la ricotta, ad aprile la focaccia con l’uovo, a maggio il pescespada, a giugno la ciliegia, a luglio il fico melanzano, ad agosto lo zibibbo, a settembre il fico d’India, a ottobre la mostarda, a novembre la noce, a dicembre l’arancia.

 Volle che le madri fossero tenere, le mogli coraggiose, le figlie contegnose, i figli immaginosi, gli uomini autorevoli, i vecchi rispettati, i mendicanti protetti, gl’infelici aiutati, le persone fiere leali socievoli e ospitali, le bestie amate.

 Volle il mare sempre viola, la rosa sbocciante a dicembre, il cielo terso, le campagne fertili, le messi pingui, l’acqua abbondante, il clima mite, il profumo delle erbe inebriante.

 Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro il Signore fu preso da una dolce sonnolenza, in cui entrava il compiacimento del creatore verso il capolavoro raggiunto.

 Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità: le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, le fiumare, le alluvioni, la peronospora, la siccità, la mosca olearia, l’analfabetismo, il punto d’onore, la gelosia, l’Onorata Società, la vendetta, l’omertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione.

 Dopo le calamità, le necessità: la casa, la scuola, la strada, l’acqua, la luce, l’ospedale, il cimitero.

 Ad esse aggiunse il bisogno della giustizia, il bisogno della libertà, il bisogno della grandezza, il bisogno del nuovo, il bisogno del meglio.

 E, a questo punto, il diavolo si ritenne soddisfatto del suo lavoro, toccò a lui prender sonno mentre si svegliava il Signore.

 Quando, aperti gli occhi, potè abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta , Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo.

 Poi, lentamente rasserenandosi, disse: - Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola.

 Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta.

 La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto.