sabato 10 gennaio 2015

DATE BELLEZZA.

La bellezza è l'insieme delle qualità percepite tramite i cinque sensi, che suscitano sensazioni piacevoli che attribuiamo a concetti, oggetti, animali o persone nell'universo osservato, che si sente istantaneamente durante l'esperienza, che si sviluppa spontaneamente e tende a collegarsi ad un contenuto emozionale positivo, in seguito ad un rapido paragone effettuato consciamente od inconsciamente, con un canone di riferimento interiore che può essere innato oppure acquisito per istruzione o per consuetudine sociale.

Nel suo senso più profondo, la bellezza genera un senso di riflessione benevola sul significato della propria esistenza dentro il mondo naturale.

Il bello per Aristotele e Platone è il "Vero".

Tutto con la poesia si traduce in versi mostrando gioia, dolore, angoscia.

Il poeta Ugo Fasolo, in una sua poesia, dal titolo "Date Bellezza", ci avverte con un monito tragico che la mancanza di Bellezza conduce l’uomo alla morte.

Egli dice: «più del pane c’è bisogno di bellezza», poiché «il pane sazia i vostri ventri», ma «non placa l’angoscia d’essere e il pianto», e ammonisce i ricchi ad investire i loro capitali in bellezza; attraverso gli uomini che hanno «il dono della forma armoniosa» (cioè gli artisti), lancia l’invito a costruire «statue e templi», per «non morire in ansia di Bellezza».

Il poeta ha nostalgia, malinconia, rimpianto, desiderio, struggimento al ricordo dei tempi passati, ma carichi di significato.

Il poeta si accorge infine che anche il rapporto dell’uomo con Dio viene meno, si spegne, si nega senza Bellezza.

Date bellezza


Date bellezza agli uomini che gridano

il pane e l’odio, cercate bellezza

per gli uomini affamati e d’occhi rossi

conturbati in disperazione,

irosi chiedono il pane poiché non lo sanno

di morire per fame di bellezza.

Il pane è della membra; il cibo uguale

agli uomini e alle bestie sazia i ventri

dentro annodati d’ombra. Ma chi placa

l’angoscia d’essere, il pianto del cuore,

e del passato e futuro ci accresce?

La rosa incurva i petali e splende;

e i poeti tutti, gli artisti e i musici,

a cui è dono la forma armoniosa,

sciolgano il torbido e inquieto sgomento

delle rovine e tornino alla gioia.

L’ansia dell’uomo che va sulla terra

non è di terra; anche amaro è l’amplesso

senza possesso di bellezza. E voi

che detenete potenza e danaro,

e coltivate terre e molte navi,

non dilatata solo nere fabbriche,

imbiancati ospedali o nuove macchine,

ma radunati gli uomini che sanno

le forme intende al ritmo dello spazio,

destate templi sopra le colline,

palazzi splendidi nel volto perpetuo

della bellezza. È il nostro canto d’uomini

e l’abbiamo rinnegato con Dio;

perciò moriamo in ansia di bellezza.

(Ugo Fasolo,  da L’Isola assediata,  Venezia 1957)


Questa poesia richiama l’educazione classica e la forma di bellezza che l’uomo dovrebbe rincorrere e riscoprire sempre, poiché l’incertezza del pensiero e dei costumi porta alla decomposizione degli spiriti, e l’allontanamento dalla Bellezza porta alla crisi interiore, alla perdita del senso e allo smarrimento, conseguenze dovute al distacco dalla «Forma» e dalle sue radici metafisiche.

In effetti la mancanza di Bellezza mortifica l’essenza spirituale dell’uomo; senza la Bellezza non si realizza la sua ispirazione alla pienezza, non si colma la sete di Verità e di Assoluto.

La poesia è uno dei gradini di quella lunga scala del processo educativo che ci siamo proposti di salire, anche se faticosamente, per raggiungere la vera Bellezza, quella Bellezza che ci rende liberi.

La Bellezza ci fa scoprire di essere creature di un mondo bello.

E Platone scrive nel Fedro che «la Bellezza è l’unica essenza ad essere visibile».

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