giovedì 27 ottobre 2016

LA PELLE

                              Curzio Malaparte

"Ero stanco di veder soffrire gli uomini, gli animali, gli alberi, 
il cielo, la terra, il mare, 
ero stanco delle loro sofferenze, delle loro stupide e inutili sofferenze, 
dei loro terrori, della loro interminabile agonia.
 Ero stanco di aver orrore, stanco di aver pietà. 
Ah, la pietà! 
Avevo vergogna di aver pietà. 
Eppure tremavo di pietà e di orrore."

 Dopo i Racconti italiani che dettero inizio, pochi mesi dopo la sua morte, alle "Opere complete" di Curzio Malaparte sotto la direzione di Enrico Falqui, ecco ora il suo libro più famoso. 

Concepito nell'epoca più feconda dello scrittore, subito dopo la guerra e dopo Kaputt, fu pubblicato in quasi tutte le lingue, ovunque ottenendo immenso successo. 

La critica più avveduta riconobbe nell'autore de La Pelle "lo scrittore di grande talento", "Il narratore straordinario", ma anche "L'araldo nobile e disperato dell'Europa martirizzata e vinta". 

Una vita spesa per l'accusa, la condanna, il messaggio; una serie di opere di straordinario vigore e intransigenza pongono Malaparte fra gli scrittori più degni di rappresentare il nostro tempo, accanto a Hemingway, Malraux, Bernanos, come la critica di tutto il mondo affermò. 

La Pelle, in particolare, rimane senza dubbio il più forte e il più significativo fra i libri di Malaparte: per la potenza della sua polemica richiama scrittori come Miller e come Sartre, per la crudeltà dei suoi quadri la pittura di un Bosch, di un Bruegel, di un Goya.