mercoledì 21 giugno 2017

IL "MIRACOLO ECONOMICO" ANNI '50 E '60.


Boom economico, rivoluzione giovanile e musicale, liberazione sessuale, emancipazione femminile, gap generazionale sono le parole chiave per descrivere i cambiamenti avvenuti tra gli anni ’50 e gli anni ’60 in Italia e in Europa.
Gli anni ’50, in particolare, sono un momento importante di rinascita: dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si ritrova a dovere iniziare, con una nuova forma di governo (la Repubblica) e un Paese da ricostruire.
Si apre un periodo di pace e di prosperità lungo che non si conosceva da tempo e che forse non si era mai conosciuto prima.



Gli anni ’50 furono caratterizzati in Italia, ma non solo, da profonde trasformazioni sociali, economiche e culturali, anche se non riuscirono a cancellare tutti gli squilibri accusati fin dal secondo dopo guerra.
Grazie anche al Piano Marshall e all’adesione dell’Italia alla CECA, embrione della futura Unione Europea, il nostro Paese subì una fortunata fase di boom economico, soprattutto con lo sviluppo del settore industriale, arrivato nella sua fase culminante tra il 1955 e il 1963.
La ricchezza si concentrò soprattutto nel triangolo industriale di Milano, Torino e Genova, causando quindi l’aumento di fenomeni migratori interni, con molti disoccupati che dal Sud Italia si trasferiscono nelle città del nord.
Raddoppiò così la popolazione attiva rispetto agli anni precedenti, mentre rallentarono i flussi migratori verso Stati Uniti e altri Paesi europei.
Le abitudini delle famiglie iniziarono a cambiare: grazie all’industria di massa e al maggiore benessere, il ceto medio riescì a permettersi automobili, elettrodomestici e anche vacanze.
Nacque così anche il turismo di massa, che portò le persone a spostarsi e a viaggiare in Italia.
I sorprendenti risultati fecero subito parlare di miracolo economico, anche se non mancarono i problemi, tra cui la maggiore dipendenza dalle importazioni (soprattutto per quanto riguarda le materie prime), e il sempre più marcato divario tra il Nord industrializzato e benestante e il Sud povero e agricolo.
Tuttavia, già a meta degli anni ’60, il miracolo economico cominciò già a rallentare: con l’aumento delle industrie, era anche aumentato il numero di lavoratori occupati, ma non era più così facile assumere manodopera a basso prezzo per le lavorazioni specializzate.
Assumere un lavoratore cominciò a volere dire pagargli un salario più alto, e questo, a sua volta, significò essere costretti ad aumentare il costo del prodotto finito.
Per questo i prodotti italiani iniziarono a diventare sempre meno competitivi, perdendo il vantaggio iniziale rispetto agli altri Paesi industriali più avanzati.




 Questa battuta d’arresto ebbe ripercussioni anche sulla politica: il centrismo, affermatosi dopo le elezioni del 1948, non fu in grado di consolidarsi, e dentro il partito di maggioranza stesso si aprì lo scontro tra corrente riformista, guidata da Amintore Fanfani e Giovanni Gronchi, e la corrente moderata capeggiata da Giuseppe Pella.
Si arrivò così nel 1963, dopo anni di incontrastato dominio della DC, al primo governo di centro-sinistra, guidato da Aldo Moro e formato da ministri socialisti.


fonte :www.facebook.com/Studentville.it/?hc_ref=NEWSFEED&fref=nf