mercoledì 21 novembre 2018

MORMANNO, COLLEGIATA DI SANTA MARIA DEL COLLE.



Nella minuscola piazza di Mormanno, ornata un tempo di testimonianze classiche e medioevali, sorge la grande chiesa di S. Maria del Colle. 


Una vasta costruzione a tre navate, rifacimento barocco di una più antica chiesa alla quale il grande architetto Giovanni Donadio, detto il Mormando, legò nel 1492 un notevole lascito testamentario. 

Della chiesa originaria resta il campanile, forato da un passaggio archiacuto, che mostra in una nicchia una preziosa statua lapidea della Madonna col Bambino, databile tra la fine del '300 e i principi del '400. 

La fulva e ricca facciata, che si deve a tale Pietro Scardino da Padula (sec. XVIII) ci preannuncia l'interno decorato da notevoli opere pertinenti al barocco. 

Prima fra tutte il maestoso altare maggiore in marmi colorati di notevole effetto a cui si affiancano l'altare di sinistra nella crociera contenente le statue dell'Immacolata e dei santi Gaetano e Gennaro (1719), il pulpito e l'organo le cui mostre lignee sono state riccamente intagliate da artigiani della cosiddetta Scuola di Morano nella seconda metà del '600. 

Il fonte battesimale, con la vasca in marmo figurato datata 1578, è coperta da un pannello ligneo con pannelli intagliati appena più tardi. 

Del 1511 è il prospetto per l'Olio Santo condotto secondo gli eleganti schemi della Rinascenza Toscana importati da Napoli. 

Tra i dipinti vanno ricordati la Comunione degli Apostoli, datata 1794 e firmata da Francesco Oliva; la Visitazione della Vergine a S. Elisabetta, interessantissimo per la sua netta derivazione dalla pittura veneziana del XVIII secolo, e, infine, un gruppo di tele di buona fattura fra le quali si riconoscono una Circoncisione e una Assunzione della Vergine dovute al pennello del locale Angelo Galtieri (prima metà del '700). 

Il tesoro della chiesa racchiude una serie di preziosi arredi argentei tra i quali fanno spicco una croce processionale del XVII secolo e un calice riccamente lavorato nel cui supporto sono inserite piccole statuette, provenienti dal distrutto monastero della Serra dei Colleretani datato 1677. 

La chiesa è dotata di 5 campane. 

Una campanella che annuncia l’inizio delle sacre funzioni si trova all’ingresso della sacrestia, sulla destra. 

Quattro campane invece sono quelle collocate sulla torre.

Le opere ricordate sono solo una piccola parte delle testimonianze antiche e preziose che racchiude, come in uno scrigno, questo bellissimo tempio dedicato alla Gran Madre di Dio.

fonte: https://www.facebook.com/calabria.meravigliosa/photos/a.276164679078015/310856008942215/?type=3&theater

sabato 17 novembre 2018

"ANIME MORTE, NON AVRETE IL MIO ODIO".


13 novembre 2015: una data difficile da dimenticare per l’Europa, quella dell’attacco terroristico a Parigi, che tra i vari obiettivi ha colpito anche la storica sala concerti del Bataclan. 
I morti in totale sono stati 130. 
Una ferita aperta nel bel mezzo del Vecchio Continente, oramai abituato a considerare guerre e sparatorie come tragedie di paesi come la Siria o l’Afghanistan. 
Invece no, quella sera l’ISIS ha deciso di far capire all’Europa che anch’essa è nel suo mirino e l’ha fatto con pistole e pallottole, con la violenza. 
Il risultato di questo attacco è stata un’onda di paura e confusione che ha spinto gli europei a vedere in tutti gli immigrati o i rifugiati il nemico. 
Ci sono però alcuni che, benché colpiti in prima persona da questa tragedia, hanno deciso di non cedere a questi sentimenti. 
Uno di questi è Antoine Leiris, 37 anni, giornalista di Radio France, che al Bataclan ha perso la moglie. 
Ai terroristi  a quattro giorni dall'accaduto ha detto attraverso una lettera aperta su Facebook, «non avrete il mio odio».

«Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. 
Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. 
Voi siete anime morte. 
Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel Suo cuore. 
Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. 
Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. 
Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. 
Ma la vostra è una battaglia persa. 
L’ho vista stamattina. 
Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. 
Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. 
Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. 
So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. 
Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. 
Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. 
Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. 
Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio».

-Antoine Leiris-