domenica 16 agosto 2009

IL 15 AGOSTO DI 40 ANNI FA LA GRANDE EPOPEA DI WOODSTOCK

 
Oltre 500mila ragazzi nella conca di Bethel.
Festa di musica e libertà con gli idoli del rock all'apice della cultura hippy.

Oggi quei ragazzi sono padri di famiglia prossimi al pensionamento, forse nonni, di certo con una vita più convenzionale e «borghese» di quella predicata, e praticata, allora.
Molti di loro sono diventati persone importanti, parte di quel «sistema» che da giovani avevano cercato di abbattere. Il mondo in cui vivono non è quello per cui avevano lottato, i loro nipoti del '68 e di Woodstock forse non hanno neanche sentito parlare.
Eppure dello spirito di quegli anni, che proprio a Woodstock conobbe la sua più alta espressione artistica e sociale e, quasi inevitabilmente, l'inizio del suo declino, non tutto sembra essere perduto.

Prova ne sono le numerose iniziative nate per celebrare il quarantesimo anniversario dell'evento, come i libri in uscita quest'estate, gli innumerevoli speciali televisivi che le tv di tutto il mondo stanno offrendo in questi giorni e, non ultimo, il prossimo film del maestro Ang Lee, «Taking Woodstock».

Alla vigilia di quella tre giorni destinata a passare alla storia, nessuno prevedeva che 500 mila persone avrebbero invaso i campi di una fattoria di Bethel, a nord di New York, per assistere a un festival nato come una pura iniziativa commerciale.

Gli stessi organizzatori si attendevano non più di 50mila spettatori, e tra i giornali solo il «New York Times» inviò un reporter a seguire l'evento.

Il 14 agosto, il giorno prima che il festival iniziasse, una folla oceanica si riversò nel luogo del concerto, dove si sarebbero esibiti tra gli altri Joe Cocker, Janis Joplin, i Who, Carlos Santana e per ultimo, il giorno dopo la chiusura ufficiale del festival, Jimi Hendrix, salito sul palco la mattina del 18 agosto.

Il festival fu teatro di due nascite, due morti per overdose, e piogge inattese che crearono un mare di fango. Nulla però riuscì a rovinare lo spettacolo, esempio non più superato dello spirito hippie della generazione dei «baby boomer».

Il festival di Woodstock si svolse all'apice della diffusione della cultura hippie, che voleva riunire con «three days of peace and music» («tre giorni di pace e di musica») ma fu anche l'ultima grande manifestazione del movimento, che da allora si diffuse sempre più pure fuori dagli Stati Uniti, dove era nato, ma senza la coesione che avevano permesso negli anni '70 eventi come il Monterey Pop festival, la Summer of Love a San Francisco e, appunto, il festival di Woodstock.

L'idea del concerto era di Michael Leigh, un hippie che aveva nel curriculum il Miami Pop Festival del '68, esaltante sul piano musicale e disastroso su quello finanziario. L'ambizione quella di Artie Kornfeld, uno che a 21 anni era diventato il vicepresidente della Capitol Records. I soldi quelli di Joel Rosenman e John Roberts, due giovani decisi a far fruttare le loro eredità a sei zeri.

Questa era la «Woodstock Ventures», nata con il duplice progetto di creare nella località agreste della provincia newyorkese (già frequentata da artisti, hippie e freak) da un lato una sala di incisione, dall'altro un festival musicale con numeri ben più consistenti di quelli delle numerose kermesse che, dal Monterey Pop Festival in poi, animavano le metropoli occidentali.

Nella primavera del 1969 la «Woodstock Ventures» affittò per 10 mila dollari il Mills Industrial Park, un'area di 1,2 km² nella contea di Orange, dove avrebbe dovuto svolgersi il concerto. Alle autorità locali era stato assicurato che non si sarebbero radunate più di 50 mila persone, ma gli abitanti si opposero subito all'iniziativa. All'inizio di luglio fu varata una nuova legge locale, per cui sarebbe occorso un permesso speciale per ogni assemblea di più di 5 mila persone. Infine, il 15 luglio il concerto fu definitivamente vietato con la motivazione che i servizi sanitari previsti non sarebbero stati a norma. La nuova e definitiva location diventò Bethel, della contea di Sullivan, una cittadina rurale 69 km a sud-ovest di Woodstock. Elliot Tiber, il proprietario del motel «El Monaco» sul White Lake a Bethel, si offrì di ospitare il festival in una sua tenuta di quindici acri. Tiber aveva già ottenuto un permesso dalla città per il «White Lake Music and Arts Festival», che sarebbe stato un concerto di musica da camera. Quando si accorse che la sua proprietà era troppo piccola per Woodstock, presentò gli organizzatori a un allevatore, Max Yasgur, che accettò di affittare loro 600 acri (2,4 km²) per 75 mila dollari.

La notizia del concerto che si preparava fu annunciata da una radio locale già prima che i promotori e Yasgur lasciassero il ristorante dove si erano accordati, fatta trapelare da alcuni lavoratori del locale. Altri 25 mila dollari furono pagati come affitto a proprietari confinanti per ingrandire il sito del festival.

Il terreno di Yasgur formava una conca naturale digradante verso lo stagno Filippini a nord. Il palco fu costruito alla base del rilievo, con lo stagno sullo sfondo. Lo stagno sarebbe diventato un luogo molto amato dai partecipanti, che vi facevano il bagno svestiti. Nel corso dell'organizzazione dei «Tre giorni di pace e musica» i compromessi non mancarono. 

Bill Graham, titolare del celebre Fillmore East di New York, pretese di entrare nel business. Abbie Hoffman, leader del Movimento americano volle un cospicuo obolo per le attività dei suoi militanti. In fatto di scelte artistiche, non mancarono gli inviti respinti. Il sogno proibito di Leigh sarebbe stato portare i Beatles a Woodstock ma la band aveva da tempo sospeso l'attività live ed erano sull'orlo dello scioglimento.

Un primo timido contatto tra il giovane organizzatore e John Lennon si arenò di fronte alla richesta di Lennon che rispose che avrebbero suonato solo se fosse stata invitata pure la Plastic Ono Band, il gruppo di Yoko Ono.

Gli organizzatori lasciarono perdere, visto che la Plastic Ono Band non era conosciuta e non era all'altezza degli altri gruppi.

Bob Dylan era in corso di trattative, ma si tirò indietro in occasione della malattia di un figlio, e infastidito dalla confusione che si stava creando intorno a casa sua, che si trovava proprio nel villaggio di Woodstock. Avrebbe partecipato al secondo festival dell'isola di Wight, che si tenne pochi giorni dopo (il 30 e 31 agosto, Dylan suonò il 31), anche insieme ad alcuni artisti che si erano appena esibiti a Woodstock.

I Doors si stavano riprendendo da un periodo di guai con la legge, dovuti soprattutto alla presunta oscenità delle esibizioni di Jim Morrison, che comunque, anche sotto l'influenza di alcool e droghe, aveva dato agli ultimi concerti un'aria esacerbata e convulsa. Dopo lo «scandalo» del concerto di Miami, a marzo, annullarono tutti gli altri spettacoli in programma, e non presero in considerazione l'ipotesi di partecipare al festival, anche per il fastidio di Morrison a cantare in grandi spazi aperti.La tre giorni di Woodstock vide oltre 500 mila presenze che fecero impallidire i dati di qualsiasi altra manifestazione musicale precedente.

La gran parte del pubblico entrò senza fare il biglietto perchè, come all'epoca sosteneva qualcuno, «l'arte non si paga». Le mancate entrate, tuttavia, sarebbero tornate con gli interessi a distanza di qualche anno, prima con il lancio del film documentario sull'evento, poi con la pubblicazione dei cinque album che raccoglievano le migliori esibizioni.