mercoledì 16 dicembre 2009

TRADIZIONALE RITO DI "PERCIAVUTTI" A MORMANNO.



La tradizionale festa o rito qualsivoglia, di "perciavutti"; cioè la spillatura delle botti, per saggiare il vino novello, che si annovera nella cittadina di Mormanno, antico borgo alle falde della catena del Pollino, giunge alla nona edizione.
Comunque la tradizione, diciamo paesana, si perde nella notte dei tempi.
La scelta dell'8 di Dicembre, giunge dal fatto che essendo un paese montano, la vendemmia si fa tardi, quindi per l'11 di Novembre San Martino ("Pi Santu Martinu ogni mustu je vinu") si può dire che sta ancora fermentando(il vino !!!)allora si è spostato tutto alla festività successiva.
Quindi quale giorno migliore se non la festa dell'Immacolata che apre le festività natalizie ?
Un plauso va certamente ai quattro quartieri; Costa, Casalicchio, Torretta e Capoloserro che si sono prodigati affinchè tutto andasse per il meglio.
Ora non resta che attendere la decima edizione.

martedì 15 dicembre 2009

PER IL LEADER DELL'UDC CASINI E' SBAGLIATO CENSURARE INTERNET, "NO A STRUMENTALIZZAZIONI".


Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ribadisce la condanna dell’aggressione al premier avvenuta domenica scorsa a Milano: «Non abbiamo mai considerato gli avversari politici dei nemici, l’odio non è nel nostro codice genetico», ha detto in Aula alla Camera nel corso del dibattito sull’informativa del Ministro Maroni aggiungendo tuttavia: «Abbiamo il dovere di un supplemento di serietà e serenità. Se si perde il senso della misura si dimostra che si vuole strumentalizzare un evento e si perde l’occasione per capire il messaggio che arriva da questo evento alla politica». Il fatto che l’aggressore abbia problemi mentali, ha osservato Casini, «non attenua in alcun modo la gravità dell’evento: menti deboli e menti fragili sono sempre più disponibili a suggestioni folli. Noi dobbiamo tenere alzata la guardia».

Casini ha ammesso che «Internet è un terreno pericolosissimo» ma ha richiamato «tutti alla prudenza perché le leggi esistenti già consentono di perseguire i responsabili, la polizia postale fa un lavoro straordinario». Ha invitato a guardare agli Stati Uniti dove il Presidente Obama «riceve intimidazioni inaccettabili su internet ma a nessuno è mai venuta in mente l’idea di censurare internet» quindi «attenzione su questo versante: guai a rispondere con provvedimenti illiberali davanti a sfide che richiedono tolleranza zero verso i colpevoli». «Occorre - ha concluso Casini - isolare i violenti senza se e senza ma da parte di tutti i partiti: ambiguità, doppiopesisimi non sono consentiti. Dobbiamo riprendere il nostro lavoro politico con serenità, ognuno sostenga le sue tesi con sobrietà, senza che passi l’intimidazione che le tesi politically correct sono alcune e non altre». Il leader Udc si dice convinto che «dal male possa nascere un bene: possiamo fermarci un minuto a riflettere, studiando un modo di arrivare a un cammino riformatore, sollecitando la riflessione di tutti, fermando la spirale di odio che c’è.

La solidarietà è doverosa, ma la strumentalizzazione dell’evento o l’intimidazione verso altri alimenterà una nuova campagna di odio da cui non può che venire un male». Quindi ha concluso: «Censurare internet è sbagliatissimo, censurare i giornali è ancora più sbagliato. Se invece di censurare i giornali li leggiamo e guardiamo come le campagne di odio si fanno da destra e da sinistra, chi è senza peccato scagli prima pietra. Noi non saremo certo i primi a scagliarla».

venerdì 13 novembre 2009

IL PM : " CUCCHI PESTATO IN TRIBUNALE"



Indagati tre medici e tre agenti.
Nessuna accusa per i carabinieri. Le accuse per i poliziotti penitenziari:omicidio preterintenzionale.


ROMA - Il presunto pestaggio di Stefano Cucchi, il geometra di 31 anni morto il 22 ottobre scorso dopo l'arresto, sarebbe avvenuto nel sotterraneo del palazzo B della Città giudiziaria di Roma, dove si trovano le celle di sicurezza. A questa conclusione sono arrivati gli inquirenti che hanno emesso sei avvisi di garanzia nei confronti di tre agenti di polizia penitenziaria e di tre medici. Secondo quanto riferito in procura, Cucchi sarebbe stato scaraventato in terra e, dopo aver sbattuto violentemente il bacino procurandosi una frattura dell'osso sacro, sarebbe stato colpito a calci. Il tutto sarebbe avvenuto il 16 ottobre, all'indomani dell'arresto dell'uomo per possesso di droga, e prima dell'udienza di convalida del suo fermo. Gli agenti (Nicola Minichini, 40 anni, Corrado Santantonio, 50, e Antonio Dominici, 42) sono accusati di omicidio preterintenzionale.

LE ACCUSE - Con l'accusa di omicidio colposo sono anche indagati tre medici dell’ospedale Sandro Pertini. Il responsabile del reparto penitenziario e due sanitari devono rispondere di presunte omissioni e negligenze legate agli interventi eseguiti sul paziente, in particolare per quanto concerne la mancata alimentazione e la disidratazione. «Si tratta di un eccesso di garanzia - hanno spiegato a piazzale Clodio - così possono nominare un proprio consulente in vista della riesumazione della salma». «I carabinieri - aggiungono dalla procura - sono estranei alla vicenda».

TESTIMONE - Il principale testimone del presunto pestaggio, un detenuto africano che si trovava in una delle celle di sicurezza del tribunale di Roma, sarà chiamato a fornire la sua versione davanti ai magistrati sotto forma di incidente probatorio, l'istituto del codice di procedura penale che consente ad un atto istruttorio di assumere il valore di prova in un processo. Nei prossimi giorni i magistrati titolari degli accertamenti chiederanno formalmente al gip di procedere a tale forma di audizione.




13 novembre 2009

mercoledì 11 novembre 2009

JEAN CLAUDE BLANC : "DOPO LA SOSTA UNA JUVE MAI VISTA !!!"




Alex Del Piero è pronto a ritonare in campo dopo la sosta.






Il presidente bianconero: «Che cosa ha in più l'Inter? Ora 5 punti».


Uscirà negli stadi dopo la sosta, o qualche giorno più tardi, la Juve mai vista, quella, come diceva ieri Jean-Claude Blanc, «che Ciro ha in mente dall’estate». Se poi sarà pure la Juve dei sogni, lo dirà il prato. Di certo, s’annuncia almeno depurata dagli infortuni, perché lo stop di due settimane per gli impegni delle Nazionali riconsegnerà a Ferrara un po’ di gente: subito Del Piero, poi Sissoko, Marchisio e, poco dopo, Iaquinta. Tutti quanti, insieme, il tecnico non li ha mai potuti spedire in battaglia. Neppure in precampionato, quando Momo era ancora convalescente e altri cominciavano a rompersi; non in campionato, dove Alex s’è fatto la miseria di sei minuti, contro il Bologna, tra l’infortunio a metà agosto e quello muscolare di ottobre.

«Torna Del Piero - gioiva il presidente bianconero - ed è una grande notizia così come tornano altri giocatori importanti, Sissoko, Marchisio, Zebina. Con loro a disposizione, Ferrara avrà la possibilità di fare la squadra che ha in mente». E pazienza se, forse, il tecnico dovrà rimettere mano all’assetto appena progettato, quel 4-2-3-1 che sta iniziando a funzionare. «Non è detto che sarà per sempre il nostro modo di giocare», aveva spiegato la scorsa settimana. Il progetto originale era stato infatti disegnato sul 4-3-1-2, il telaio sperimentato fin dall’inizio e per tutta la prima parte del campionato. Ci si tornerà, perché da sempre Del Piero preferisce il mestiere di seconda punta e difficilmente potrebbe collocarsi nel terzetto di trequartisti. Questione di equilibri, in ogni caso. Precari, è il rischio, trovarli la scommessa.

Fin da luglio, perché Ciro ha sempre fatto capire di voler dare fiducia ai piedi buoni: e che quelli di Camoranesi, Diego e Alex siano i migliori, ci sono pochi dubbi. Così com’è grande l’attesa di vedere Sissoko accoppiato a Felipe Melo, perché troppo breve è stata la comparsa (e scomparsa) di Momo, tornato dall’operazione di sette mesi fa e subito ammaccatosi ai muscoli. Poter di nuovo arruolare quasi tutti, potrà ridare impatto alla panchina e ripristinare il turn-over che fin qui c’è stato in maniera limitata. Gente come Marchisio e Iaquinta è stata e sarà ancora fondamentale.

Con l’officina vuota, non servirà neppure andare sul mercato, spiega il presidente bianconero: «La squadra che abbiamo oggi, se ci sono tutti, è una squadra forte. Andiamo avanti così». Per riaprire il campionato: «Ma non c’era nulla da riaprire - ribatte Blanc - e noi continuiamo a lavorare». Anche se l’Inter pare avere qualcosina in più: «Adesso, cinque punti», sorride Blanc. Diventeranno meno, se la Juve mai vista sarà anche quella dei sogni estivi.

lunedì 9 novembre 2009

BERLINO, VENT'ANNI DOPO LA CADUTA DEL "MURO".



















Venti anni fa cadeva il Muro di Berlino. 
Lo storico evento verrà ricordato oggi con una cerimonia, trasmessa in diretta tv, nella quale verranno fatte cadere mille tessere di un enorme domino posto su 1,5 km davanti alla Porta di Brandeburgo, fra il Bundestag e la Potsdamer Platz, propria là dove una volta si ergeva il Muro di cemento che ha diviso per 28 anni l’attuale capitale tedesca. 
Alle celebrazioni parteciperanno decine di capi di Stato e di governo da tutto il mondo. 
Il ricordo sarà anche per le 150 vittime del muro: tutte persone che nei 28 anni in cui il muro divise in due la città, figlio della guerra fredda, cercarono la fuga verso ovest. 
Uccise dai mitra dei Vopos, le guardie di confine. 
E per le decine di dissidenti finiti in carcere o “scomparsi”.

Una nuova barriera si snoda in questi giorni a Berlino su un percorso di 1,5 km davanti alla Porta di Brandeburgo, fra il Bundestag e la Potsdamer Platz, là dove una volta si ergeva il Muro di cemento che ha diviso per 28anni l’attuale capitale della Germania. 

Ieri per tutto il giorno una folla festosa si è aggirata intorno alla barriera, scattando foto ricordo o bevendo un vino caldo per combattere il freddo. 
Il nuovo muro è fatto da 1000 tessere da domino alte 2,5 metri, larghe 1 metro e profonde 40 cm per un peso totale di 20 kg ciascuna, quasi tutte colorate e piene di disegni con temi che ricordano l’apertura del muro avvenuta il 9 novembre 1989. 
Alla loro realizzazione hanno partecipato 240 scuole tedesche con circa 500 classi, oltre a 210 associazioni e privati, più 220 iniziative internazionali.

L’idea ha avuto il patrocinio di un centinaio di personalità internazionali, tra cui Nelson Mandela, Michael Gorbaciov, Muhammad Yunus o Lech Walesa. 

Con la spettacolare caduta delle mille tessere che questa sera sarà trasmessa in diretta dalla tv, gli organizzatori vogliono ricordare il crollo del vero muro che 20 anni fa diede l’avvio alla riunificazione della Germania, la fine della guerra fredda e la chiusura di una ferita che divideva l’Europa e il mondo intero. 
Senza dimenticare l’implosione e la scomparsa dell’Unione Sovietica e l’inizio di una nuova epoca. 
Oggi, davanti alla Porta di Brandeburgo tornata a splendere nel suo pieno fulgore e nuovamente circondata da edifici di ogni genere, della tensione nervosa e anche della gioia della folla in quella notte di 20 anni fa è rimasto solo un vago ricordo.



Davanti alla nuova ambasciata degli Stati Uniti, tra le casette in legno che vendono wurstel, birra o vino caldo, c’era una folla variopinta, di tutte le età, occupata a riconoscere motivi disegnati sulle tessere o a ritrovare quelle disegnate da persone conosciute. 

Tutto intorno le transenne su ambedue le parti del muro di tessere hanno tenuto a distanza i curiosi,mentre le telecamere sistemate a tutte le altezze, una anche su un filo per seguire dall’alto la spettacolare caduta, venivano provate per vedere se funzionavano. 
La caduta delle tessere è il momento culminante della festa per i 20 anni dalla rivoluzione pacifica e dalla apertura del muro.

Per questo Berlino ha invitato i capi di Stato e di governo del 27 paesi membri dell’Unione Europea (per l’Italia é 
atteso il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi) ma anche il presidente russo Dmitri Medvedev, e altri. 
L’avvenimento centrale della commemorazione 2009 per i 20 anni dall’apertura del muro sarà quando la cancelliere tedesca Angela Merkel (cresciuta lei stessa nella ex Germania comunista) attraverserà l’ex passaggio di frontiera della Bornholmer Strasse, il primo apertonella fatidica notte, insieme con l’ex presidente sovietico Michael Gorbaciov e l’ex polacco Lech Walesa. 
I grandi assenti saranno l’ex cancelliere e padre della riunificazione Helmut Kohl (ancora alle prese con problemi di salute dopo una rovinosa caduta a febbraio 2008) e il presidente americano Barack Obama. 
Le Trabant, auto simbolo della Ddr, oggi pezzi da museo e da murales .


 “Il giorno più felice della storia recente della Germania” 

la cancelliera tedesca Angela Merkel ha descritto così, nel suo videomessaggio internet settimanale, il 9 novembre 1989, il giorno della caduta del Muro. 
Già da venerdì scorso la capitale è invasa da migliaia di visitatori e oltre 100.000 persone sono attese. 
“Questo giorno ha cambiato la vita di molta gente - ha proseguito la Merkel nel suo messaggio -, inclusa la mia vita”. 
Per la cancelliera, si è trattato di un “giorno incredibile”, che sarà “molto commovente per molta gente in Germania”, ha commentato. 
La riunificazione tedesca e l’Unione europea sono sempre state, e lo saranno sempre, due facce della stessa medaglia. 
“Noi tedeschi - ha proseguito -, non dimenticheremo i nostri vicini e i nostri alleati, che hanno reso possibile la strada verso la riunificazione”. 
Per questo, la Merkel ha invitato domani nella capitale decine di capi di Stato e di governo di tutto il mondo e il governo tedesco ci tiene affinché tutti i governi dell’Ue siano rappresentati. Ieri è arrivata nella capitale Hillary Clinton e la Merkel ha ricevuto l’ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov: con lui, e con l’ex presidente della Polonia Lech Walesa, farà una passeggiata simbolica domani pomeriggio sul ponte Boesebruecke, ex passaggio di confine della Bornholmer Strasse, che veniva utilizzato per l’ingresso dei cittadini della Repubblica federale a Berlino Est. 
Meno di un anno dopo la caduta del Muro, il 3 ottobre 1990, la Germania festeggiò la riunificazione ufficiale del Paese. 
Da allora, i vari governi non hanno mai interrotto il processo che ancora oggi punta a cancellare le differenze tra le regioni orientali e occidentali del Paese.

giovedì 5 novembre 2009

LA RUSSA : "POSSONO MORIRE, IL CROCEFISSO RESTA !!!".


Dopo la sentenza della corte di giustizia europea per i diritti umani di Strasburgo, che affermava che i crocifissi non dovrebbero essere presenti nelle aule di scuola italiane, le reazioni, anche dure, non si sono certo fatte attendere.

Sia i rappresentanti del governo sia molti esponenti dell'opposizione si sono dichiarati in disaccordo con quanto sentenziato a Strasburgo, ma la reazione senza dubbio più dura è arrivata ieri pomeriggio alla trasmissione La Vita in Diretta, condotta da Lamberto Sposini.

Ospite dell'ex vicedirettore del Tg5 era infatti il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che ha difeso a spada tratta la presenza del crocifisso nelle aule.

Prima ha attaccato Sposini e la stessa Rai, criticando duramente la discussione sull'argomento avvenuta durante la stessa trasmissione; "Ho sentito addirittura dire che il crocifisso è fascista, questa Rai è una vergogna", ha detto il ministro, ospite per parlare della festa delle Forze Armate.

Dopo cinque minuti di strenua difesa delle tradizioni, La Russa ha sbottato: "Sono incazzato, e comunque non lo toglieremo il crocifisso, possono morire, ma il crocifisso resterà in tutte le aule della scuola.

Possono morire! Possono morire, loro e quei finti organismi internazionali, che non contano nulla".

domenica 1 novembre 2009

IL MISTERO DELL'UOMO DEI SOGNI !!!



















Migliaia di persone lo sognano, ma nessuno sa chi sia. Su Internet si moltiplicano le teorie sulla sua identità. E il mondo gli dà la "caccia".

Buonanotte, sogni d'oro. 
Nel mondo, tutte le sere, queste dolci parole risuonano nelle orecchie di milioni di persone. Ma le immagini che accompagnano il sonno sono le più differenti: viaggi, film, amori, sparatorie. Ognuno di noi, al risveglio, ha una storia diversa da raccontare. 
Spesso, però, il protagonista di questa "favola" è sempre lo stesso. 
Infatti, da tre anni a questa parte almeno duemila persone hanno sognato lo stesso uomo, senza sapere chi sia. Lineamenti morbidi, capelli corti, labbra sottili e sopracciglia folte e vicine: eccolo l'"uomo dei sogni". Nessuno sa come si chiami o da dove venga, ma tutti continuano a vederlo.

Nel 2006, scrive il quotidiano "Bild", una donna di New York ha raccontato al suo psichiatra di aver fatto uno strano sogno, con uno strano uomo. 

E fatto ancora più strano, l'uomo del sogno, tornava tutte le notti per darle consigli sulla sua vita. Così ha deciso di mettere nero su bianco il viso che insisteva a "perseguitarla". Il disegno, rimasto sulla scrivania del dottore, ha subito catturato l'attenzione di altri pazienti, che hanno rivelato di aver sognato anche loro quell'uomo.
Lo specialista, quindi, ha inviato l’immagine ad alcuni colleghi e ha scoperto che la faccia dello sconosciuto ha infestato il sonno di migliaia di persone sparse per il mondo.

Il web non ha tardato ad accorgersi della stranezza e si è subito scatenato per risolvere il mistero. Chi è quell'uomo? E perchè entra nei sogni di migliaia di persone? Così è nato un sito dedicato a questo personaggio. 

Su http://thisman.org tutti si interrogano e provano a dare delle spiegazioni, alcune davvero bizzarre.

Secondo qualcuno il volto dello sconosciuto farebbe parte di una specie di subconscio collettivo dove sono racchiuse tutte le esperienze, triste e felici, degli esseri umani. Altri, invece, ritengono che l’uomo sia l’incarnazione dei sogni. 

Questa affascinante ipotesi, è sicuramente la meno credibile dal punto di vista scientitifco, ma è la preferita degli inguaribili sognatori. 
C'è anche chi crede che sia un essere umano capace di intruffolarsi nella mente degli altri e in qualche modo manipolarla. Dall'ufologia alla religione, le teorie non sembrano fare chiarezza. Gli scettici, comunque, ritengono possa essere un fenomeno casuale, una bufala o un semplice fenomeno di condizionamento. 
Chi sostiene di aver sognato l'uomo lo ha fatto nei modi più diversi: alcuni l'hanno immaginato vestito da Babbo Natale, altri l'hanno identificato come figura paterna e altri ancora come amante. 
Da Los Angeles a Roma, tutti cercano l'"uomo dei sogni" perchè secondo Freud "tutto il materiale che costituisce il contenuto di un sogno è in qualche modo derivato dall'esperienza, cioè è stato riprodotto o ricordato nel sonno: questo almeno può essere considerato un fatto indiscusso". 
La caccia è aperta. Sogni d'oro e buona ricerca.

sabato 31 ottobre 2009

HALLOWEEN: BANALE, EDUCATIVA O NOCIVA ?


31 ottobre, festa di Halloween: successo commerciale incontestabile, ci si traveste e ci si trucca, si decora la casa, feste, bimbi, giochi e caramelle… solo questo ?

Vediamo le origini di questa festa, le affinità o meno con la festa Cattolica del 1° novembre e altre curiosità e osservazioni. La nostra Festa di Ognissanti in realtà non ha nessuna attinenza con Halloween , come magari in apparenza potrebbe apparire, in quanto Ognissanti ha avuto origine nella Chiesa Cattolica nel 840 D.C. circa, indetta da Papa Gregorio IV, si celebrava nel mese di maggio e poi la data fu spostata al 1° novembre da Odilio de Cluny nel 1048, con l’intento proprio di sovrapporsi e contrastare l’antico culto dei druidi celtici.

Infatti le origini di Halloween risalgono ai Celti, antico popolo che abitò Francia e Inghilterra circa 2000 anni fa.
I Celti credevano che il 31 ottobre, per loro giorno della vigilia del nuovo anno, gli spiriti malvagi dei defunti tornassero in vita per seminare il panico e la paura tra gli esseri viventi.
I festeggiamenti avevano lo scopo di calmare gli spiriti.

Il nome deriva dall’inglese: il 1° novembre, giorno di Tutti i Santi, in inglese viene detto All Saint’s Day, la vigilia la notte del 31 ottobre All Halloweed Eve, ossia Vigilia di Tutti i Santi , che poi è stato abbreviato in Halloween.

La storia della zucca, simbolo incontrastato di Halloween è questa. Deriva da una leggenda che narra dell’incontro tra un uomo e il diavolo.

Sting Jack era un beone che viveva in Irlanda, giocava, aveva molti dediti e fece un patto con il diavolo, gli vendette l’anima per pagare i suoi debiti. Si incontrarono durante la notte del 31 ottobre e Jack offrì da bere al diavolo, egli accettò ponendo una condizione, ossia che pagasse Jack. L’uomo astuto mise allora in dubbio che il diavolo si potesse trasformare in qualsiasi cosa volesse, gli chiese con scherno di trasformarsi in una moneta e quando il diavolo lo fece, Jack prese la moneta, se la mise in tasca vicino a una croce d’argento impedendo al diavolo di riprendere le sue forme.

Il diavolo propose un accordo all’uomo: se lo avesse liberato avrebbe lasciato in pace Jack per un anno. Jack accettò pensando di riuscire a diventare una brava persona, di smettere di bere, di accudire la famiglia, in modo che il diavolo non potesse cercar più nulla da lui.
Così non fu, Jack non riuscì a cambiare la propria vita, e l’anno successivo, sempre la notte del 31 ottobre il diavolo tornò a prendersi Jack. Anche questa volta l’astuto uomo riuscì ad ingannare il demonio, ma l’anno successivo morì. Gli fu negato l’accesso al Paradiso, ma anche all’Inferno , il diavolo infuriato per essere stato ingannato lo rispedì sulla terra a peregrinare come un’anima in pena. Mentre l’uomo vagava tra le tenebre raccolse una rapa per cibarsene, ma il diavolo gli lanciò un pezzo di carbone ardente dall’Inferno, che Jack, disperato prese per illuminare il suo incessante cammino tra le paludi alla ricerca di una pace che non trovò mai.
Più tardi la rapa fu sostituita nella tradizione popolare da una zucca e da qui nacque la leggenda di Jack-O-Lantern.

A causa della leggenda, delle sue origini e del fatto che secondo le antiche “leggi della stregoneria “ il 31 ottobre è un giorno strettamente connesso con la magia e il satanismo, questa giornata è stata enfatizzata: la paura, la morte, gli spiriti, la stregoneria, la violenza, i demoni, tutto contribuisce a rendere questa data attraente per tanti.

Qui in Italia da qualche anno si è fatta nostra una festa che con obiettività assoluta non ci appartiene, non appartiene alla nostra cultura, se ne parla nella scuole, si ritagliano zucche di feltro, si travestono i bambini.
Magari nei Paesi anglosassoni la si celebra, ma fa parte della loro storia e della loro leggenda, non della nostra.
Da noi vi è soprattutto l’aspetto commerciale del carrozzone che si mette in moto per vendere dolci, vestiti e decorazioni, in quanto sono ben poche le persone che sanno che cosa sia la festa di Halloween…il culto della morte nella sua essenza originale, ma in realtà solo una inetta mascherata dei bambini che girano per le case a chiedere dolci, di adulti che si travestono e festeggiano senza sapere che cosa.

La speranza è che in questa notte del 31 ottobre ci sia solo questo: la voglia di trasgredire entro i limiti e nulla più, in una società come la nostra dove invece che il culto della violenza e della morte, dei vampiri e dei demoni, anche se solo per scherzo, sarebbe meglio promuovere valori positivi, di vita, di gioia, di atteggiamenti morali e spirituali che fossero da insegnamento positivo per i giovani di domani.


PADRE HAMORTH: HALLOWEEN FA SCHIFO, FIGLI DEVIATI OPERA DEL DEMONIO.

"Halloween, una trappola del demonio, che le prova tutte": lo dice padre Gabriele Amorth, decano degli esorcisti nel mondo. 

-Padre Amorth, qual é il suo giudizio su Halloween? 
-"Intanto, fa schifo e mi fa schifo. 
Si tratta di una roba pagana, anticristiana ed anticattolica, proveniente da terre nordiche ed esplosa negli Usa. Questa robaccia, pretende, e talvolta ci riesce anche, di mettere in secondo piano ed offuscare la Solennità di Tutti i Santi che celebriamo con gioia il primo novembre. E siccome, appunto, il suo scopo é quello di mettere intralcio alla santità, é una ideazione del demonio che intende scompaginare i piani di Dio. Halloween é una festa pagana". 

-Una dimostrazione della scaltrezza del Nemico? 
-"Il diavolo cerca di mettere zizzania tra Dio e uomo, non tanto per ostilità verso l'uomo, quanto per voler offendere Dio, che é il suo bersaglio preferito, e talvolta, riesce in questo scopo, anche se verrà sconfitto per sempre". 

-Don Amorth, ma per quale ragione questa festa é tanto seguita, specie dai giovani? 
-"Loro, seguono le correnti e questo avviene con maggior intensità in culture ed epoche scristianizzate come questa. Lo ripeto: il demonio sa come operare".

-Ma perché i genitori lasciano fare?
-"Perché non sanno più educare i figli, ecco la ragione".

-Che cosa vuole dire con questo?
-"Molti genitori hanno abdicato al compito di educatori e per mania di modernità, lasciano fare ai figli quello che vogliono".

-Cioè?
-"Quando entrambi i genitori vanno a lavorare, i figli crescono senza guide sicure. La forma di controllo migliore é la vigilanza della mamma, ma se questa va a lavorare e molte volte non ce ne sta bisogno, i figli crescono sbandati".




mercoledì 28 ottobre 2009

PINOCCHIO 2009 !!!


Nel nuovo film dedicato al burattino di Collodi, con Bob Hoskins che fa Geppetto, Placido nel ruolo che fu della Lollobrigida e una incredibile Littizzetto come grillo parlante !!!



ROMA — Geppetto è un uo­mo solo, talmente solo che si costruisce un figlio e lo alleva in solitudine. Nel rapporto pa­dre figlio sta la chiave di lettu­ra del nuovo Pinocchio televi­sivo, domenica e lunedì pros­simi su Raiuno, ma si prevede anche una versione cinemato­grafica. Una chiave moderna, che rimanda ai padri single di oggi, alle prese con la crescita e l’educazione della prole. Megaproduzione di Lux Vi­de in collaborazione con Power (UK) per Rai Fiction con un cast eccezionale. A co­minciare dalla regia di Alber­to Sironi, con Bob Hoskins nel ruolo che fu, nell’indimen­ticabile sceneggiato di Luigi Comencini, di Nino Manfredi.

Violante Placido è la Fata po­co turchina, «molto birichina e sexy» dice il regista e lei ag­giunge «credo che abbiano preferito lasciare il mio colore di capelli, per rendere la fata più moderna e umana»; Lucia­na Littizzetto, un Grillo parlan­te che, al contrario della fiaba originale, non sparisce subito ma resta nello sviluppo della storia ed è «poco rassicurante — osserva l’attrice — è un po’ isterico, sgrida spesso Pinoc­chio, si rompe quando lui fa cose sbagliate»; Margherita Buy è la Maestra; Maurizio Do­nadoni un Mangiafuoco cor­pulento e di segno teatrale; Toni Bertorelli e Francesco Pannofino sono rispettiva­mente la Volpe e il Gatto; Pi­nocchio è il piccolo Robbie Kay. Ma si aggiunge un perso­naggio: Carlo Collodi, imper­sonato da Alessandro Gas­sman. «Mettendoci lo scritto­re stesso — spiegano gli sce­neggiatori Ivan Cotroneo e Carlo Mazzotta — abbiamo vo­luto innanzitutto rendere un omaggio all’autore della fiaba più conosciuta al mondo, ma soprattutto rappresentare la funzione che ha il racconto nella figura di chi scrive».

E dal racconto parte la mini­serie. Collodi, in crisi creativa, è pressato dal suo editore, af­finché scriva presto una nuo­va favola. Lo scrittore, in vil­leggiatura in Toscana, si rivol­ge a un bravo falegname del luogo per riparare la sua scri­vania: è Geppetto, un uomo ancora provato per la perdita della moglie, morta di parto. La simpatia per quest’uomo e la locandina di un teatro di bu­rattini colpiscono la fantasia dell’autore «che finalmente dà inizio a un nuovo roman­zo » . A quasi 40 anni dal celebre Pinocchio con Andrea Balestri e a 7 anni dal film di Benigni, perché rifarlo in tv e poi sul grande schermo? Risponde Tinni Andreatta, responsabile di Rai Fiction: «Perché è una storia che non tramonta mai. Ma la nuova interpretazione narrativa che abbiamo voluto dare è quella del viaggio dolo­roso che compie Geppetto, per apprendere il modo giu­sto di amare». Un percorso narrativo che è piaciuto a Ho­skins: quando ha accettato la parte, ha detto che avrebbe so­lo fatto un uomo solo, tanto da crearsi un figlio di legno. Il presidente della Lux Etto­re Bernabei sottolinea: «È una favola sempre verde che rien­tra nella tradizione di Esopo, Fedro, Boccaccio. Negli ultimi anni di vita di Federico Felli­ni, quando aveva ormai abban­donato l’idea di fare una vita di Dante per raccontarne la Di­vina Commedia, si pensò di fa­re le grandi fiabe italiane. In­somma, 'Pinocchio' è sempre attuale, perché rappresenta la parabola della vita umana». E il nuovo burattino di na­zionalità inglese? «Sapevo che Pinocchio era una fiaba italia­na — dice Robbie — anche se l’ho conosciuta nel film di Di­sney. Quanto alle bugie, beh... tutti le dicono almeno una vol­ta nella vita».

martedì 27 ottobre 2009

MARRAZZO SI E' DIMESSO "BASTA, VOGLIO CHIUDERE".



Possibile il voto a metà marzo. Gli inquirenti: "Non è indagato né è stato convocato".

ROMA - Si è dimesso. Piero Marrazzo ha voluto accelerare la sua uscita dalla Regione Lazio. Non volendo più sostenere il peso di una situazione che gli sta provocando un forte stress. "Basta, voglio chiudere, non avere più nessun contatto con la mia vita politica", avrebbe detto ai suoi collaboratori annunciando la repentina decisione di dimettersi dopo l'autosospensione.

Ieri Marrazzo era stato visitato al Policlinico Gemelli e aveva fatto pervenire alla Regione Lazio il certificato medico di trenta giorni, che aveva fatto scattare l'istituto dell'impedimento temporaneo con delega dei poteri al suo vice Esterino Montino. Certificato medico con una validità di trenta giorni alla fine dei quali, si era detto, avrebbe rassegnato le dimissioni. Poi oggi la decisione di lasciare subito. Nel tardo pomeriggio si riunirà la Giunta regionale per prendere atto della decisione del presidente.

I tempi. Dalle dimissioni al voto passeranno 135 giorni, 90 per i decreti di indizione dei comizi elettorali e 45 per indire i comizi. Dunque se Marrazzo si dimetterà oggi, come annunciato, si potrebbe andare alle urne a metà marzo, ma non è escluso che le elezioni si tengano il 28-29 marzo, in coincidenza con l'Election Day fissato dal governo.

L'istituto religioso. L'ormai ex Governatore del Lazio ha lasciato questa mattina la sua casa per trascorrere qualche giorno in un istituto religioso. In un primo momento si era parlato dell'abbazia di Montecassino, poi in seguito alla diffusione della notizia, la meta è cambiata. L'ex presidente, travolto dallo scandalo di un video che lo ritrae con una trans e ricattato da quattro carabinieri finiti in manette, trascorrerà parte della convalescenza.


In questi giorni Marrazzo era rimasto a casa con la sua famiglia. Ora il trasferimento in una struttura gestita da religiosi anche "per permettergli di recuperare un po' di serenità e di equilibrio".

Indagini. Negli ambienti giudiziari di piazzale Clodio si precisa che "non c'è stata alcuna convocazione in
procura di Piero Marrazzo e non è neppure previsto che debba essere sentito. Almeno per il momento". Le stesse fonti smentiscono, tra l'altro, l'ipotesi di un'iscrizione sul registro degli indagati del presidente della Regione Lazio. Chi indaga sottolinea anche che "allo stato degli atti non ci sono tracce di altri esponenti politici sotto ricatto perché finiti nel giro di trans".

In procura si ribadisce che Marrazzo, in questa vicenda, rimane parte offesa: dunque, non sarà aperto nei suoi confronti un procedimento per l'ipotesi di peculato (in relazione all'uso dell'auto blu) e per quella di corruzione (con riferimento al denaro preso dai carabinieri che hanno fatto il blitz nell'appartamento della trans in via Gradoli).

Per il peculato viene chiarito che Marrazzo aveva diritto all'auto di servizio e con quella poteva andare dove voleva; quanto alla corruzione, gli inquirenti ritengono che il video sia stato girato dai due carabinieri Carlo Tagliente e Luciano Simeone e che l'uomo politico sia stato vittima di un ricatto senza sapere di essere stato filmato. Gli inquirenti hanno anche chiarito che Marrazzo non è stato sottoposto al test antidroga, altra ipotesi circolata in queste ore.

Interrogatori. Oggi il transessuale, conosciuto con il
nome di Natalì, e che sarebbe stato immortalato nelle riprese del video, diventato poi oggetto di ricatto nella vicenda Marrazzo, è stato ascoltato dai carabinieri del Ros. Insieme a Natalì sarebbero stati ascoltati altri transessuali. Gli interrogatori sarebbero necessari, a questo punto dell'inchiesta, per verificare alcuni aspetti ancora poco chiari.

Primo tra tutti c'è da capire attraverso quali canali arrivava la cocaina nell'appartamento di via Gradoli e chi ne faceva uso. Da accertare anche il flusso di danaro contante pagato per le prestazioni di Natalie e degli altri transessuali. Altre verifiche poi serviranno per accertare se al momento dell'irruzione dei quattro carabinieri, poi arrestati, nell'appartamento di via Gradoli, qualcuno all'interno fosse d'accordo con i militari infedeli.
Il legale. L'avvocato di Marrazzo, Luca Petrucci, ha intanto chiarito che il suo assistito non ha mai provato a comprare il video con cui i carabinieri della compagnia Trionfale lo ricattavano: ''Non conosce il prezzo del filmato, voleva solo esaminarne il contenuto'', ha detto.

La versione della photo Masi. Ma Carmen Masi, titolare con il marito Domenico della Photo Masi, l'agenzia che offrì ad alcuni media il filmato, in una intervista al settimanale Oggi, racconta una versione diversa dei fatti: Marrazzo, dice, la chiamò personalmente lunedì 19 ottobre, chiedendo di stipulare un "contratto di cessione in esclusiva" del video che lo ritraeva con un transessuale. .

Secondo Carmen Masi un dischetto contenente il video era stato dato anche al direttore di 'Chi', Signorini, dopo che 'Oggi' aveva deciso di non pubblicarlo. "Alla presenza del nostro avvocato, è stato mostrato il video a Signorini. Come si sa - conclude Carmen Masi - gli abbiamo anche lasciato il dischetto, per il quale ci ha firmato una ricevuta"

I soldi. L'avvocato Petrucci ha anche sottolineato che Marrazzo "non aveva pattuito 5mila euro con la transessuale. I 3mila euro sul tavolino di Natalì erano provento della sua attività". "Piero - ha aggiunto Petrucci - aveva 2mila euro nel portafogli. I 3mila euro sul tavolino non erano stati dati da Marrazzo a Natalì, ma erano provento del lavoro di quest'ultimo e forse in parte gli erano stati dati da Piero".

Un'ultima precisazione riguarda ancora la storia del video: "Marrazzo non ha mai trattato sul prezzo per averlo, ha ricevuto una telefonata da Berlusconi che ha molto apprezzato e a quel punto ha cercato di indagare per conto suo per rintracciare il video e capire di che cosa si trattasse. Era arrivato all'agenzia Masi, perché in certi ambienti si sa chi smercia queste robe, ma nel frattempo sono arrivati i provvedimenti di fermo della procura a carico dei quattro carabinieri".

Reazioni. "E' legittimo stigmatizzare le debolezze di un uomo pubblico, e trarne, sul piano politico e morale, le inevitabili conseguenze, ma non può diventare motivo per massacrare la dignità sua e la sensibilità di coloro che lo amano o che gli sono legati". Lo scrive Avvenire che dedica al "caso Marrazzo" un editoriale a firma dello scrittore Davide Rondoni, per il quale la dolorosa vicenda del Governatore del Lazio dovrebbe essere "piuttosto, l'occasione per una riflessione seria, dura e al tempo stesso pietosa".

giovedì 22 ottobre 2009

"LA SHOAH NON ESISTE". CHOC A LA SAPIENZA PER DOCENTE NEGAZIONISTA: "VA ALLONTANATO"



Roma, 22 ott. - (Adnkronos/Ign) - Le teorie che negano lo sterminio degli ebrei appaiono nei blog di Antonio Caracciolo, un ricercatore 59enne di filosofia del diritto dell'università di Roma. Alemanno: ''Chiederemo una verifica''.
L'Olocausto una "leggenda", le camere a gas una delle tante verità "da verificare", come "i sei milioni di morti nei campi di concentramento". Sono i 'cardini' del negazionismo di cui ha scelto di farsi portavoce Antonio Caracciolo, un ricercatore 59enne di filosofia del diritto dell'università 'La Sapienza', anche se lui dice di essere professore aggregato.

A 'La Repubblica' il ricercatore rivendica "il diritto dei negazionisti di poter esprimere le loro idee, senza finire in carcere", non si cura di minacce e insulti (''non mi interessa, vado avanti''), si vanta di gestire ben 33 blog e si definisce coordinatore provinciale dei club di Forza Italia a Seminara (Reggio Calabria), avendone fondato uno nel 2003.

Le teorie negazioniste 'appodate' all'università hanno suscitato sconcerto e polemiche e il sindaco Gianni Alemanno ha annunciato che chiederà verifiche. "Non penso che un professore negazionista possa insegnare a 'La Sapienza' - ha detto a chiare lettere il primo cittadino - Chiamerò il rettore Frati per chiedere una verifica a livello politico, anche perché sembra che il professore in questione sia iscritto a Forza Italia". Il negazionismo - ha aggiunto Alemanno - è negativo e drammatico. Tutte le evidenze storiche convergono nel riconoscere la Shoah: chi la nega o è in malafede o è privo di riferimenti culturali".

"Quando ho letto delle tesi negazioniste del professor Caracciolo sono trasecolato - commenta il presidente del Consiglio Comunale di Roma, Marco Pomarici - Non è tollerabile che determinate affermazioni circolino liberamente nella più grande università europea, per di più, in un corso dove si insegna la filosofia del Diritto". "Simili teorie possono generare odio e recrudescenze di antisemitismo - conclude - è di tutta evidenza quindi che Caracciolo non è adatto all'insegnamento e va allontanato".

A chiedere provvedimenti è anche l'assessore alla Cultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio, Giulia Rodano. ''Su Antonio Caracciolo e la sua propaganda razzista credo che l'università 'La Sapienza' debba non solo pronunciare parole chiare e inequivocabili di condanna e presa di distanza, ma anche prendere opportuni provvedimenti'' afferma Rodano, ricordando che ''la nostra Repubblica si fonda su una Costituzione democratica e antifascista. C'è da chiedersi se lo status di ricercatore e docente presso uno degli atenei pubblici più rappresentativi e prestigiosi del nostro Paese possa essere compatibile con la negazione dell'Olocausto nazista''.

E preoccupazione ha espresso il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. ''Il tema della memoria è una battaglia culturale ancora aperta - dice Zingaretti - Dobbiamo reagire con serenità e grandissima determinazione continuando in un impegno per la memoria che non deve essere legato alle celebrazioni o alle occasioni sporadiche ma deve essere un impegno culturale''. ''Chi istiga - ha concluso Zingaretti - la paura dell'altro fa negazionismo. Conoscendo il rettore e il corpo docente della Sapienza sono sicuro che sarà l'università stessa a reagire''.

Mentre il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, si augura di ''poterlo guardare negli occhi'' il ricercatore negazionista e ''potergli trasmettere le immagini che mi sono portato appresso da Auschwitz, dallo Yad Washem. Vorrei che lui entrasse a Birkenau, nella stanza dei bambini; probabilmente le loro voci, che si possono ancora ascoltare se uno ha l'udito buono, gli direbbero di non dire queste cose. Sta facendo male anche ai suoi figli".

martedì 20 ottobre 2009

DAL VATICANO PORTE APERTE AI SACERDOTI ANGLICANI SPOSATI !!!


Lo prevede un documento ufficiale messo a punto da Benedetto XVI. Gli ecclesiastici anglicani sposati che intendano unirsi alla Chiesa di Roma potranno essere ordinati sacerdoti cattolici.


La Chiesa cattolica apre ai chierici anglicani sposati che intendano entrare in comunione con Roma. E lo fa nella maniera più autorevole possibile, cioè con una Costituzione apostolica messa a punto direttamente da papa Benedetto XVI e illustrata oggi dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale statunitense William Levada. Un passo fortemente desiderato da alcuni gruppi anglicani - si parla di circa mezzo milione di ecclesiastici, tra cui alcune decine di vescovi - ma finora delicato data la caratteristica particolare dei chierici anglicani, i quali, a differenza dei cattolici di rito latino, possono sposarsi liberamente. Gli ecclesiastici sposati anglicani che hanno intenzione di entrare in comunione con Roma, manterranno quindi il loro stato giuridico - già riconosciuto ai preti delle Chiesa cattolica di rito orientale - ma non potranno diventare vescovi.

Già in passato, in occasione del ritorno alla Chiesa di Roma di singoli fedeli anglicani, ma anche di qualche gruppo, la Chiesa cattolica aveva concesso dispense dal requisito del celibato, ammettendo che i sacerdoti anglicani coniugati potessero continuare a fare i preti nella Chiesa cattolica. Mai però questa prassi era stata istituzionalizzata con un documento ufficiale, che dovrebbe erigere anche dei nuovi "ordianariati" appositi, ossia dovrebbe riunire gli ecclesiastici in questione sotto la guida di un ordinario (un vescovo) che presieda alla loro attività pastorale, in un modello forse simile a quello della Prelatura personale dell'Opus Dei o a quello degli ordinariati militari, diffusi a livello nazionale.

I seminaristi anglicani sposati potranno proseguire la loro formazione, ma sulla loro ordinazione - ha precisato il cardinale Levada - «si deciderà caso per caso». Alcuni aspetti della questione restano tuttavia ancora dubbi, dato che la Costituzione apostolica deve ancora essere pubblicata nella sua interezza ed essere completata da norme attuative. La questione rimane in un certo senso delicata per Roma, dato che il celibato resta obbligatorio per la gran parte del clero cattolico: per certi versi la decisone del papa potrebbe riaprire il contenzioso con quei sacerdoti costretti a lasciare la tonaca per potersi sposare. Del tutto escluso, ha confermato il cardinale Levada, il sacerdozio per le donne, uno dei motivi reali del distacco degli ecclesiastici anglicani più legati alla tradizione, dato che nella Comunione anglicana sono stati ammessi al sacerdozio sia le donne che le persone omosessuali, suscitando non poche polemiche all'interno di numersoe chiese nel mondo.

I primi gruppi di anglicani a entrare in comunione con Roma saranno gli aderenti australiani alla "Traditional anglican communion", che da tempo avevano chiesto al Vaticano di entrare in blocco nella Chiesa cattolica, perchè non condividono l'atteggiamento "liberal" dei vertici della Comunione anglicana nei confronti dell'ordinazione delle donne e degli omosessuali dichiarati. «È più di un sogno», ha dichiarato il primate della "Traditional anglican communion", l'arcivescovo John Hepworth, che ha espresso gratitudine anche al primate della Comunione anglicana Rowan Wiliams per la «comprensione» nei confronti dei fuoriusciti. Williams ha infatti dichiarato che quello che è accaduto «non è un elemento di rottura» nei rapporti tra le due confessioni cristiane. «Quello che io trovo molto interessante nella Costituzione proposta e nelle idee che ci sono dietro - ha detto il primate anglicano ai microfoni della Radio vaticana - è che essa stessa è un ulteriore prodotto degli anni di colloqui e preghiera che abbiamo fatto insieme». Il cardinale William Levada ha infine precisato che la Costituzione apostolica non è stata studiata per far rientrare in comunione con Roma i tradizionalisti lefebvriani, ma esclude che si possa studiare una opzione simile anche per la Fraternità San Pio X, con la quale il Vaticano sta per iniziare i colloqui sulle questioni dottrinali aperte.

domenica 11 ottobre 2009

Stonehenge era un complesso funerario, forse sciolto l'enigma d'Inghilterra


Londra, 11 ott. - (Adnkronos) - Un antico osservatorio astronomico. Un luogo magico dove si praticavano riti sacrificali. Un orologio solare. Un'antica pista per l'atterraggio delle astronavi. Stonehenge, il luogo più misterioso d'Inghilterra, con i suoi megaliti disposti in cerchio, è da sempre un enigma. Enigma che oggi forse sta per essere risolto. E questo grazie a un ritrovamento straordinario, che ha riportato alla luce 25 grandi pietre azzurre, che sembrano spazzare via ogni ipotesi, per quanto suggestiva, a conferma della testi dell'esistenza vicino al fiume Avon di un vasto complesso funerario.


''Tutto ciò - ha riferito l'archeologo dell'Università di Bristol Joshua Pollard, codirettore del progetto di scavo, avviato nel 2004- cambierà completamente anche la percezione del popolare sito turistico''. Il cerchio di sassi, ribattezzato 'Bluestonehenge' dal colore delle 25 pietre che lo componevano, rimosse dal luogo originale, dove comunque sono rimaste tracce, si trova infatti a un chilometro e mezzo dal gemello già celebre. ''Durante l'età del neolitico ci si muoveva lungo i corsi d'acqua. Ed è più che mai probabile che in questo luogo arrivassero da tutte le zone toccate dal fiume per seppellire i defunti. Insomma è ormai più che un'ipotesi che il tratto Bluestonehenge-Stonehenge fosse utilizzato come come percoso funebre, con Stonehenge come meta finale'', ha spiegato Mike Parker Pearson, dell'Università di Sheffield che ha diretto i lavori insieme a Pollard.

"E' possibile -ha proseguito l'archeologo- che il cerchio di pietre blu fosse utilizzato per il rito della cremazione. Comunque sia a confermare che tutta l'area di Stonehenge durante l'età della pietra fosse stata eletta a regno dei morti per eccellenza è l'assoluta assenza nel sottosuolo di resti di oggetti, ossa di animali, cibo o strumenti d'uso comune''.

sabato 3 ottobre 2009

Ahmadinejad avrebbe origini ebraiche !!!



ROMA - Basandosi su un'immagine della sua carta d'identità che attesta un cambio di nome, il sito del quotidiano britannico Daily Telegraph sostiene che il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad - notorio antisemita - ha origini ebraiche. "Una fotografia del presidente iraniano che alza la propria carta d'identità durante le elezioni del marzo 2008 dimostra chiaramente che la sua famiglia ha radici ebraiche", scrive il Telegraph.

"Un ingrandimento del documento - aggiunge il sito - rivela che egli in precedenza si chiamava 'Sabourjian', nome ebraico che significa 'tessitore'.

Una "breve nota scarabocchiata sulla carta" d'identità, sostiene ancora l'edizione online del quotidiano inglese, "indica che la sua famiglia ha cambiato nome in Ahmadinejad quando si convertì all'Islam" dopo la nascita dell'attuale presidente iraniano.

I Sabourjian, aggiunge il Telegraph, provengono tradizionalmente da Aradan, luogo di nascita del leader iraniano, ed il loro cognome "compare addirittura nella lista dei nomi riservati agli ebrei iraniani compilata dal Ministero dell'Interno".

Il sito cita un esperto per sottolineare che i numerosi attacchi verbali portati da Ahmadinejad contro Israele e gli ebrei siano una "sovracompensazione" finalizzata a "coprire il suo passato". Viene citato anche un esperto di ebraismo iraniano secondo cui il suffisso "jian" di "Sabourjian" dimostra che la sua famiglia era addirittura di "ebrei praticanti".

Il giornale riferisce che Ahmadinejad non ha negato che un cambiamento del nome della propria famiglia quando questa si spostò a Teheran negli anni Cinquanta ma non ha mai rivelato quale fosse il cognome originario glissando sul tema anche durante il "dibattito presidenziale" di quest'anno trasmesso in tv.

Un blogger, Mehdi Khazali, è stato arrestato l'estate scorsa per aver chiesto un'indagine sulle radici di Ahmadinejad.

venerdì 25 settembre 2009

INDONESIA, BIMBO DA RECORD: 8,7 Kilogrammi !!!


Piange molto più forte degli altri bambini e ha sempre fame il neonato dal peso straordinario di 8,7 kg e lungo 62 cm che ha visto la luce due giorni fa in Indonesia.

Il «piccolo», che non ha ancora un nome, è nato con un parto cesareo all'ospedale di Kisaran, nel nord dell'isola di Sumatra, secondo quanto riferito dalla ginecologa che lo ha fatto venire alla luce.

Mamma e bambino stanno entrambi bene nonostante il parto reso difficile dallo straordinario peso del neonato, che è stato sottoposto ad assistenza respiratoria nei primi cinque minuti di vita.

La madre Ani, 41 anni, è diabetica e per questo predisposta a partorire bambini di peso superiore alla norma.

I suoi primi tre figli pesavano alla nascita circa 4 kg.

giovedì 17 settembre 2009

STRAGE A KABUL, UCCISI SEI ITALIANI.


Kamikaze ha usato 150 kg di esplosivo.
Centocinquanta chili di esplosivo per una strage. E' quasi mezzogiorno (le 9.30 in Italia), quando a Kabul si scatena l'inferno. Il convoglio formato da due Vtlm "Lince" del contingente italiano "Italfor XX", diretto dall'aeroporto al quartier generale delle forze della coalizione, rimane coinvolto nell'esplosione di una autobomba. Il kamikaze uccide sei militari della brigata paracadutisti Folgore. Tre i feriti, gravi, ma non in pericolo di vita.

Amnesty International riferisce che le vittime civili afghane sono almeno 15 e oltre 60 i feriti. Per provocare una stage di queste dimensioni, riferirà poi il ministro della Difesa, Ignazio La Russa alla Camera, i talebani hanno utilizzato almeno 150 chili di esplosivo, specificando che l'autobomba era presumibilmente una Toyota bianca. Quello compiuto nel quartiere diplomatico di Kabul si rivela il più grave attentato dai tempi della strage di Nassiriya, che il 12 novembre del 2003 provocò la morte di 19 italiani.

I nomi delle vittime
A perdere la vita sono il Tenente Antonio Fortunato, nato a Lagonegro (Potenza), nel 1974, in forza al 186° Reggimento, il Sergente Maggiore Roberto Valente, nato a Napoli nel 1972, in forza al 187° Reggimento, il primo Caporal Maggiore Matteo Mureddu, Nato ad Oristano nel 1983, in forza al 186° Reggimento, il primo Caporal Maggiore Giandomenico Pistonami, nato ad Orvieto (Perugia) nel 1983, in forza al 186° Reggimento, il primo Caporal Maggiore Massimiliano Randino, nato a Pagani (Salerno) nel 1977, in forza al 183° Reggimento, il primo Caporal Maggiore Davide Ricchiuto, nato a Glarus in Svizzera nel 1983, in forza al 186° Reggimento.Tre dei quattro i militari rimasti feriti in seguito all'attentato sono appartenenti al 186° Reggimento dell'Esercito, l'ultimo ferito è effettivo all'Aeronautica Militare.

La rivendicazione
Il terribile attentato viene subito rivendicato dai talebani. L'attacco kamikaze è stato compiuto da "un eroe dell'emirato islamico, il mujahid Hayatullah", viene precisato. Dai primi accertamenti sulla dinamica dell'attentato emerge che il kamikaze si è frapposto con la sua vettura carica di esplosivo tra i due blindati 'Lince', per poi far deflagrare l'autobomba. I due mezzi, ha spiegato La Russa, stavano effettuando un trasferimento verso il comando, a circa 200 metri a nord della Piazza Masud, nella zona delle rappresentanze diplomatiche a Kabul.

La Toyota guidata dall'attentatore è uscita da un parcheggio per piombare sui mezzi italiani, sui quali si trovavano complessivamente dieci militari. Tutti i parà della Folgore hanno subito conseguenze: Una delle vittime, il sergente maggiore Roberto Valente, 37 anni, era ripartito proprio il giorno precedente da Napoli alla volta di Kabul al termine di una licenza di 15 giorni.

L'esplosione, secondo quanto riferito da La Russa, ha investito pienamente il primo 'Lince' causando la morte di tutti i suoi cinque occupanti, mentre il secondo 'Lince' è stato colpito in modo più lieve ed uno solo degli uomi a bordo è morto mentre gli altri quattro sono rimasti feriti in modo lieve. Le immagini dell'attentato fanno subito il giro del mondo e suscitano un'ondata di commozione generale nei confronti del contingente italiano, che a Kabul opera con circa 450 militari nell'ambito della missione multinazionale Isaf.

A Roma aperto il sacrario
Presso la sede dello Stato Maggiore dell'Esercito a Roma, in via XX Settembre 123/A, viene nel frattempo disposta l'apertura al pubblico del sacrario dei caduti dell'Esercito. Sarà l'occasione per i cittadini di esprimere la loro vicinanza e solidarietà ai caduti dell'Esercito Italiano nell'attentato di Kabul. Il sacrario riaprirà venerdì mattina e sabato dalle 8:30 fino alle 20.

Saranno trasferite in Italia "non prima di sabato, comunque non venerdì" le salme dei sei militari italiani morti in conseguenza dell'attentato. Fonti della Difesa sottolineano che "il rientro è previsto nel weekend" e che "per quanto riguarda i feriti si sta ancora valutando". Sulla base delle condizioni di salute dei quattro militari, tre dell'Esercito e uno dell'Aeronautica, rimasti feriti nella deflagrazione dell'autobomba si deciderà infatti se disporre il rientro in Italia o al contrario confermare la permanenza sul "teatro operativo" afghano.

ROBERTO VALENTE

MATTEO MUREDDU

MASSIMILIANO NOLANDINO

GIANDOMENICO PISTONAMI

ANTONIO FORTUNATO

DAVIDE RICCHIUTO

martedì 15 settembre 2009

E' morto l'attore Patrick Swayze, stroncato da cancro a 57 anni

LOS ANGELES (Reuters) - L'attore Patrick Swayze, la cui interpretazione di un maestro di ballo in "Dirty Dancing" lo rese una star negli anni '80, è morto ieri dopo una lunga battaglia contro un cancro al pancreas, all'età di 57 anni.

Swayze, che il pubblico ha potuto ammirare anche assieme a Demi Moore nel film del 1990 "Ghost", si è spento nella sua abitazione.
"Patrick Swayze se ne è andato oggi serenamente assistito dai suoi familiari dopo aver lottato con la malattia negli ultimi 20 mesi", ha detto l'agente Annett Wolf in una nota.

Swayze è diventato una delle star più famose di Hollywood con il film del 1987, "Dirty Dancing", una delle pellicole più viste di tutti i tempi.
Nel film, l'attore -- nato in Texas -- interpretava l'istruttore di danza Johnny Castle, protagonista della pellicola assieme a Jennifer Grey, nei panni della timida ragazzina Frances "Baby" Houseman, che si innamorava di lui durante una vacanza in un resort di New York negli anni '60.

Nel gennaio 2008 a Swayze era stato diagnosticato un cancro al pancreas di livello 4, una delle forme più pericolose della malattia.

Allora, l'attore disse che il tumore si era già diffuso anche al fegato.

Tuttavia Swayze aveva assicurato che avrebbe lottato contro la malattia e si era sottoposto a una cura sperimentale, lasciando Hollywood di stucco quando aveva deciso di girare una nuova serie tv -- "The Beast" -- in cui interpretava il protagonista.

La serie tv è stata mandata in onda all'inizio dell'anno.

MISS ITALIA, LA CALABRESE DI FIUMEFREDDO!!!

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Miss Italia 2009 è Maria Perrusi, eletta ieri sera al Palacotonella di Salsomaggiore Terme, nella diretta su Raiuno condotta per la prima volta da Milly Carlucci. La calabrese, incoronata dalla campionessa di nuoto Federica Pellegrini, ha avuto la meglio nella finalissima sulla casertana Mirella Sessa.

domenica 13 settembre 2009

CALABRIA, A CETRARO TROVATA NAVE IN FONDO AL MARE.


Forse è carica di rifiuti tossici.
Da uno squarcio a prua si vedono dei fusti.

CETRARO (Cosenza) - La cercavano da giorni ed alla fine l’hanno trovata. È stato sufficiente calare a mare un robot per le riprese subacquee e quello che era un sospetto è diventata una certezza: nel Tirreno, a 14 miglia dalla costa di Cetraro, nel cosentino, ad una profondità di 500 metri, c’è il relitto di una nave che non figura su alcuna carta nautica.
Di che nave si tratta dunque? La certezza ancora non c’è, ma per il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, è forte il sospetto che possa essere una «nave a perdere», di quelle che da più parti si dice siano state affondate dalla ‘ndrangheta nei mari calabresi per smaltire rifiuti tossici e radioattivi.
L’ultimo in ordine di tempo a parlare di queste navi è stato un collaboratore di giustizia, Francesco Fonti, che già alcuni anni fa aveva raccontato ai magistrati di avere partecipato all’affondamento di un mercantile, il Cunsky, in cui erano stivati 120 fusti contenenti scorie radioattive.

Giordano ha deciso di vederci chiaro ed ha avviato le ricerche che si sono rilevate lunghe e laboriose. Decisivo, in tal senso, l’utilizzo di speciali sonar che dopo mesi di ricerche hanno individuato una «ombra» compatibile con il relitto di una nave. Ma per avere la certezza era necessario scendere sul fondo e fotografare «l’oggetto». Ed è quello che hanno fatto ieri i tecnici dell’Arpacal, l’agenzia ambientale della Regione, chiamati sul posto dall’assessore regionale Silvio Greco. Dopo giorni di maltempo, i tecnici hanno calato a mare il robot per le riprese subacquee che ha rispedito in superficie le immagini di un mercantile lungo almeno 120 metri con un profondo squarcio sulla prua dal quale si intravedono anche dei fusti. Due contenitori sono visibili anche all’esterno della nave. Dai primi accertamenti risulta che la stiva è piena, ma non si sa di quale materiale.

Non è stato possibile, invece, risalire al nome. O è stato cancellato prima dell’affondamento, oppure è coperto dai sedimenti depositati nel corso degli anni. Impossibile, quindi, al momento, dire con certezza se quel relitto appartenga al Cunsky, il mercantile che il collaboratore ha detto di avere fatto affondare nel 1992. Di certo c’è che il collaboratore aveva parlato di un’esplosione a prua che coincide con lo squarcio notato dalle immagini del relitto.

«Finora - e stato il commento del procuratore Giordano - si sono solo fatte supposizioni, ipotesi, ma ora abbiamo la conferma della presenza del mercantile. È un forte aggancio da cui partire».

lunedì 31 agosto 2009

PIANETA DONNA.


Quando Dio creò la donna era già al suo sesto giorno di lavoro facendo pure gli straordinari.

Apparve un angelo e gli chiese:”Come mai ci metti tanto con questa?”

E il Signore rispose: “Hai visto il mio Progetto per lei?”

Deve essere completamente lavabile, però non deve essere di plastica, avere più di 200 parti muovibili ed essere capace di funzionare con una dieta di qualsiasi cosa avanzi, avere un grembo che possa accogliere quattro bimbi contemporaneamente, avere un bacio che possa curare da un ginocchio sbucciato ad un cuore spezzato e lo farà tutto con solamente due mani.”

L’angelo si meravigliò dei requisiti.

“Solamente due mani….Impossibile!

E questo è solamente il modello base?

E’ troppo lavoro per un giorno….Aspetta fino a domani per terminarla.”
“No lo farò!” protestò il signore. “Sono tanto vicino a terminare questa creazione che ci sto mettendo tutto il mio cuore…

Ella si cura da sola quando è ammalata e può lavorare 18 ore al giorno.”
L’angelo si avvicinò di più e toccò la donna.

“Però l’hai fatta così delicata, Signore”
“E’ delicata, ribatté Dio, però l’ho fatta anche robusta. Non Hai idea di quello che è capace di sopportare o ottenere”
“Sarà capace di pensare?” chiese l’angelo.

Dio rispose:

“Non solo sarà capace di pensare ma pure di ragionare e di trattare”
L’angelo allora notò qualcosa e allungando la mano toccò la guancia della donna…
“Signore, pare che questo modello abbia una perdita…”

“Ti avevo detto che stavo cercando di mettere in lei moltissime cose…
non c’è nessuna perdita… è una lacrima” lo corresse il Signore.
A che cosa serve una lacrima?” chiese l’angelo.

E Dio disse:

“Le lacrime sono il suo modo di esprimere la sua gioia, la sua pena, il suo disinganno, il suo amore, la sua solitudine, la sua sofferenza, e il suo orgoglio.”
Ciò impressionò molto l’angelo “Sei un genio, Signore, hai pensato a tutto. La donna è veramente meravigliosa”

Lo è!

Le donne hanno delle energie che meravigliano gli uomini.

Affrontano difficoltà, reggono gravi pesi, però hanno felicità, amore e gioia.
Sorridono quando vorrebbero gridare, cantano quando vorrebbero piangere, piangono quando sono felici e ridono quando sono nervose.

Lottano per ciò in cui credono.

Si ribellano all’ingiustizia.

Non accettano un “no” per risposta quando credono che ci sia una soluzione migliore.
Si privano per mantenere in piedi la famiglia.

Vanno dal medico con un’amica timorosa.

Amano incondizionatamente.

Piangono quando i loro figli hanno successo e si rallegrano per le fortune dei loro amici.

Sono felici quando sentono parlare di un battesimo o un matrimonio.

Il loro cuore si spezza quando muore un’ amica.

Soffrono per la perdita di una persona cara.

Senza dubbio sono forti quando pensano di non avere più energie.

Sanno che un bacio e un abbraccio possono aiutare a curare un cuore spezzato.

Non ci sono dubbi però… nella donna c’è un difetto:

Ed è che si dimentica quanto vale.

mercoledì 26 agosto 2009

IL SOLE HA POCHE MACCHIE, GLI ESPERTI SI INTERROGANO.


Il fenomeno non sta seguendo i soliti cicli. E c'è chi pensa che possa accadere quello che successe tra il 1645 e il 1715, quando in Europa e in Nord America si verificò una "piccola era glaciale"
di LUIGI BIGNAMI



E' davvero un Sole anomalo quello che splende nel cielo di questi ultimi anni. Un Sole che sembra non volersi risvegliare dal suo ultimo ciclo di macchie solari che aumentano e diminuiscono a cicli della durata media di 11 anni. L'ultimo massimo si ebbe nel 2001. Il successivo era quindi atteso attorno al 2012. Ma se le cose continuano come in questi mesi, quel massimo potrebbe slittare di molto e le fosche previsioni di catastrofiche tempeste magnetiche per il 2012 sfumare nel nulla.

Il motivo è presto detto. Da quando il numero di macchie solari ha raggiunto il minimo, attorno al 2007-2008, non si è visto il ritorno all'aumento nel loro numero che ci si aspettava per la fine del 2008 stesso. Ad oggi, 24 agosto 2009, sono 44 i giorni consecutivi durante i quali il Sole non ha mostrato alcuna macchia. Ai primi di luglio infatti, un gruppo di macchie denominate con la sigla "1024" aveva fatto pensare a un ritorno all'attività, ma dopo la loro breve apparizione, il Sole è tornato completamente privo di macchie.

A questi fatti si aggiungono altre statistiche che pongono gli astronomi sul "chi va là". Dall'inizio del 2009, anno in cui le macchie solari sul Sole dovrebbero essere ormai numerose, il numero di giorni in cui la stella ne è apparsa priva è di 186, che corrisponde al 79% del totale dei giorni dell'anno. Dal 2004 i giorni senza macchie risultano 697, quando, mediamente, il numero di giorni privi di macchie durante una fase di "minima attività" si aggira attorno ai 485. Vi è poi un ultimo dato: il 2008 ha registrato 266 giorni senza macchie, per trovare un anno con un dato superiore a questo bisogna risalire al 1913, quando furono 311.

Le macchie solari sono una regione del Sole dove la temperatura - di circa 5.000 gradi - è inferiore rispetto a quella circostante - di circa 6.000 gradi - e per questo appaiono più scure, ma al contrario in loro prossimità è molto più intensa l'attività magnetica. Ed è proprio l'intenso campo magnetico correlato alle macchie solari a bloccare il flusso di calore proveniente dalle profondità della stella. Senza attività magnetica, dunque non ci sono macchie solari.

Bill Livingston e Matt Penn del National Solar Observatory di Tucson (Arizona, USA), in un lavoro apparso sull'ultimo numero della rivista scientifica Eos, dimostrano che da alcuni decenni a questa parte i campi magnetici delle macchie solari si stanno notevolmente indebolendo. I due ricercatori stanno rilevando il loro valore dal 1992 e ciò che appare è estremamente evidente. Spiega Livingston: "Dal 1992 ad oggi il valore è sceso da circa 3.000 gauss (l'unità di misura della densità del flusso magnetico) a 2.100, raggiungendo anche il valore di 1.900 nel 2007". Anche se i due scienziati sono certi dei valori registrati, è comunque ancora troppo presto per giungere a conclusioni, certo è che se si estrapolano i loro dati si scopre che il campo magnetico delle macchie solari dovrebbe scomparire del tutto entro poche decadi.

E se così fosse? Potrebbe accadere quello che avvenne tra il 1645 e il 1715, un periodo diventato noto come "Minimo di Maunder". In quell'arco di tempo le macchie divennero estremamente rare, ma quel che è interessante è il fatto che in quel periodo in Europa e in Nord America si verificò la "Piccola Era Glaciale", un arco di tempo tremendo per la sopravvivenza della popolazione di mezzo mondo per il freddo che scese sul pianeta.

Troppo presto per giungere a drammatiche conclusioni, anche perché non è tardi per tenere sotto controllo continuo la stella della vita.

lunedì 17 agosto 2009

COME NACQUE L'INNO DI MAMELI ?




Ascesa e declino di «Fratelli d'Italia», tra critiche e tentativi di rivalutazione.

Umberto Bossi è tornato ad attaccare «Fratelli d’Italia». Ma quando e come è nato il nostro inno nazionale?

Nell’autunno del 1847, Goffredo Mameli scrisse il testo de «Il Canto degli Italiani».
Scartò quasi subito l’idea di adattarlo a musiche già esistenti e il 10 novembre lo inviò al maestro Michele Novaro.
Un suo amico, Carlo Alberto Barilli, anni dopo ricordò «una sera di mezzo settembre» del 1847, quando, a Torino, nella casa di Lorenzo Valerio, «fior di patriota e scrittore», entrò un nuovo ospite, il pittore Ulisse Borzino, che avvicinò Novaro con un foglietto che aveva in tasca: «To’, te lo manda Goffredo». Novaro, raccontò Barilli, lesse e si commosse.
Scrisse di getto la musica e l’inno debuttò il 10 dicembre, quando sul piazzale del Santuario di Oregina fu presentato ai cittadini genovesi. Suonava la banda municipale di Sestri Ponente «Casimiro Corradi». C’erano trentamila persone. Impararono il testo e lo cantarono insieme.
Da allora, venne esibito in ogni manifestazione. Durante le 5 Giornate di Milano gli insorti lo intonavano a squarciagola. Le autorità cercarono di evitarlo, considerandolo eversivo per via della ispirazione repubblicana del suo autore. Ma non ci riuscirono.
E allora pensarono di censurarne l’ultima parte, la più dura contro gli Austriaci.

È vero che già all’inizio divise l’opinione pubblica? A chi piacque soprattutto?

L’inno aveva dei limiti artistici, tanto che persino Giuseppe Mazzini, amico di Mameli, gli chiese di scriverne un altro.
L’avrebbe musicato Giuseppe Verdi e avrebbe dovuto diventare la Marsigliese della nuova Italia.
Il risultato, però, pare sia stato catastrofico: la più brutta musica scritta da Giuseppe Verdi su un testo che poi non aveva appassionato nessuno.
Invece, il «Canto degli Italiani» non era un capolavoro, ma era piaciuto alle masse popolari e continuò a piacere. Dopo la dichiarazione di guerra all’Austria, persino le bande militari lo suonarono senza posa, tanto che il Re fu costretto a ritirare ogni censura dal testo.
E fu proprio intonando l’inno di Mameli che i Mille di Garibaldi partirono per la conquista dell’Italia meridionale.
La presa di Roma del 1870 fu salutata dai cori dei patrioti che lo cantavano accompagnati dagli ottoni dei bersaglieri. E alla fine fu proprio Giuseppe Verdi a considerarlo come l’inno nazionale quando lo inserì, accanto alla Marsigliese e a «God Save The Queen», nell’«Inno delle Nazioni», da lui composto in occasione dell’Esposizione Universale di Londra, nel 1864.


E quale fu la sua storia dopo il Risorgimento?

Per tutta la fine dell’800 e oltre, «Fratelli d’Italia» rimase molto popolare, anche se osteggiato dai Savoia: per il regno l’inno ufficiale era la «Marcia Reale».
Ma già nella guerra libica del 1911-12 le parole di Mameli erano di gran lunga quelle più diffuse fra tutti i canti patriottici vecchi e nuovi.
E la stessa cosa accadde durante la Prima Guerra Mondiale. Dopo la Marcia su Roma assunsero grande importanza i canti fascisti.
Quelli risorgimentali furono tollerati fino al 1932, quando il segretario del partito Achille Starace vietò qualunque canto che non facesse riferimento al Duce o alla Rivoluzione fascista. In seguito, nelle cerimonie ufficiali della Repubblica Sociale, però, venne intonato assieme a «Giovinezza». Il governo italiano, dopo l’8 settembre, aveva adottato come inno «La leggenda del Piave». Finita la guerra, il 14 ottobre 1946, il Consiglio dei ministri acconsentì all’uso «provvisorio» dell’inno di Mameli come inno nazionale, anche se alcuni volevano confermare «La leggenda del Piave», e altri avrebbero preferito «Va’, pensiero». Quella decisione non diventò, però, mai definitiva.

Chi era Goffredo Mameli?

È la splendida figura di un eroe romantico.
Un giovane affascinante, dallo sguardo intenso e dai tratti gentili e regolari. Aveva preso da sua madre, una nobildonna bellissima, che aveva fatto palpitare pure il cuore di Giuseppe Mazzini, assieme a quello di quasi tutta Genova.
Goffredo discendeva da una stirpe di marinai soldati, figlio di un comandante di nave da guerra. Diventò poeta a 15 anni e guerriero a 21. Morì in battaglia giovanissimo, a 22 anni, avvolto nella nuvola degli eroi. Lui è quello che rappresenta: il romanticismo, il patriottismo, la poesia che fiorisce sull’azione. Si batte nella campagna del ’48, è al fianco di Garibaldi, e dalla città eterna scrive a Mazzini: «Venite, Roma, repubblica».
Muore buttandosi in una battaglia a cui non doveva partecipare.
Potrà non piacere come poeta, ma come uomo era onesto, fiero e coraggioso.

Quali sono le critiche più diffuse all’inno di Mameli?

«Fratelli d’Italia» non ha avuto solo la Lega fra i suoi grandi critici. Prima degli Anni 90 la sinistra non lo amava per niente.
Piaceva solo alla destra, perché era il simbolo della Patria.
Poi, con Bossi, si fece strada l’idea di sostituirlo con il verdiano «Va’, pensiero», del Nabucco.
Persino Antonio Spinosa lo accusò di essere un canto maschilista.
Invece, lo difese a spada tratta il presidente Carlo Azeglio Ciampi che riuscì persino ad affidare le sue note a grandi maestri come Abbado e Accardo, per rivalutarne l’immagine.

domenica 16 agosto 2009

IL 15 AGOSTO DI 40 ANNI FA LA GRANDE EPOPEA DI WOODSTOCK

 
Oltre 500mila ragazzi nella conca di Bethel.
Festa di musica e libertà con gli idoli del rock all'apice della cultura hippy.

Oggi quei ragazzi sono padri di famiglia prossimi al pensionamento, forse nonni, di certo con una vita più convenzionale e «borghese» di quella predicata, e praticata, allora.
Molti di loro sono diventati persone importanti, parte di quel «sistema» che da giovani avevano cercato di abbattere. Il mondo in cui vivono non è quello per cui avevano lottato, i loro nipoti del '68 e di Woodstock forse non hanno neanche sentito parlare.
Eppure dello spirito di quegli anni, che proprio a Woodstock conobbe la sua più alta espressione artistica e sociale e, quasi inevitabilmente, l'inizio del suo declino, non tutto sembra essere perduto.

Prova ne sono le numerose iniziative nate per celebrare il quarantesimo anniversario dell'evento, come i libri in uscita quest'estate, gli innumerevoli speciali televisivi che le tv di tutto il mondo stanno offrendo in questi giorni e, non ultimo, il prossimo film del maestro Ang Lee, «Taking Woodstock».

Alla vigilia di quella tre giorni destinata a passare alla storia, nessuno prevedeva che 500 mila persone avrebbero invaso i campi di una fattoria di Bethel, a nord di New York, per assistere a un festival nato come una pura iniziativa commerciale.

Gli stessi organizzatori si attendevano non più di 50mila spettatori, e tra i giornali solo il «New York Times» inviò un reporter a seguire l'evento.

Il 14 agosto, il giorno prima che il festival iniziasse, una folla oceanica si riversò nel luogo del concerto, dove si sarebbero esibiti tra gli altri Joe Cocker, Janis Joplin, i Who, Carlos Santana e per ultimo, il giorno dopo la chiusura ufficiale del festival, Jimi Hendrix, salito sul palco la mattina del 18 agosto.

Il festival fu teatro di due nascite, due morti per overdose, e piogge inattese che crearono un mare di fango. Nulla però riuscì a rovinare lo spettacolo, esempio non più superato dello spirito hippie della generazione dei «baby boomer».

Il festival di Woodstock si svolse all'apice della diffusione della cultura hippie, che voleva riunire con «three days of peace and music» («tre giorni di pace e di musica») ma fu anche l'ultima grande manifestazione del movimento, che da allora si diffuse sempre più pure fuori dagli Stati Uniti, dove era nato, ma senza la coesione che avevano permesso negli anni '70 eventi come il Monterey Pop festival, la Summer of Love a San Francisco e, appunto, il festival di Woodstock.

L'idea del concerto era di Michael Leigh, un hippie che aveva nel curriculum il Miami Pop Festival del '68, esaltante sul piano musicale e disastroso su quello finanziario. L'ambizione quella di Artie Kornfeld, uno che a 21 anni era diventato il vicepresidente della Capitol Records. I soldi quelli di Joel Rosenman e John Roberts, due giovani decisi a far fruttare le loro eredità a sei zeri.

Questa era la «Woodstock Ventures», nata con il duplice progetto di creare nella località agreste della provincia newyorkese (già frequentata da artisti, hippie e freak) da un lato una sala di incisione, dall'altro un festival musicale con numeri ben più consistenti di quelli delle numerose kermesse che, dal Monterey Pop Festival in poi, animavano le metropoli occidentali.

Nella primavera del 1969 la «Woodstock Ventures» affittò per 10 mila dollari il Mills Industrial Park, un'area di 1,2 km² nella contea di Orange, dove avrebbe dovuto svolgersi il concerto. Alle autorità locali era stato assicurato che non si sarebbero radunate più di 50 mila persone, ma gli abitanti si opposero subito all'iniziativa. All'inizio di luglio fu varata una nuova legge locale, per cui sarebbe occorso un permesso speciale per ogni assemblea di più di 5 mila persone. Infine, il 15 luglio il concerto fu definitivamente vietato con la motivazione che i servizi sanitari previsti non sarebbero stati a norma. La nuova e definitiva location diventò Bethel, della contea di Sullivan, una cittadina rurale 69 km a sud-ovest di Woodstock. Elliot Tiber, il proprietario del motel «El Monaco» sul White Lake a Bethel, si offrì di ospitare il festival in una sua tenuta di quindici acri. Tiber aveva già ottenuto un permesso dalla città per il «White Lake Music and Arts Festival», che sarebbe stato un concerto di musica da camera. Quando si accorse che la sua proprietà era troppo piccola per Woodstock, presentò gli organizzatori a un allevatore, Max Yasgur, che accettò di affittare loro 600 acri (2,4 km²) per 75 mila dollari.

La notizia del concerto che si preparava fu annunciata da una radio locale già prima che i promotori e Yasgur lasciassero il ristorante dove si erano accordati, fatta trapelare da alcuni lavoratori del locale. Altri 25 mila dollari furono pagati come affitto a proprietari confinanti per ingrandire il sito del festival.

Il terreno di Yasgur formava una conca naturale digradante verso lo stagno Filippini a nord. Il palco fu costruito alla base del rilievo, con lo stagno sullo sfondo. Lo stagno sarebbe diventato un luogo molto amato dai partecipanti, che vi facevano il bagno svestiti. Nel corso dell'organizzazione dei «Tre giorni di pace e musica» i compromessi non mancarono. 

Bill Graham, titolare del celebre Fillmore East di New York, pretese di entrare nel business. Abbie Hoffman, leader del Movimento americano volle un cospicuo obolo per le attività dei suoi militanti. In fatto di scelte artistiche, non mancarono gli inviti respinti. Il sogno proibito di Leigh sarebbe stato portare i Beatles a Woodstock ma la band aveva da tempo sospeso l'attività live ed erano sull'orlo dello scioglimento.

Un primo timido contatto tra il giovane organizzatore e John Lennon si arenò di fronte alla richesta di Lennon che rispose che avrebbero suonato solo se fosse stata invitata pure la Plastic Ono Band, il gruppo di Yoko Ono.

Gli organizzatori lasciarono perdere, visto che la Plastic Ono Band non era conosciuta e non era all'altezza degli altri gruppi.

Bob Dylan era in corso di trattative, ma si tirò indietro in occasione della malattia di un figlio, e infastidito dalla confusione che si stava creando intorno a casa sua, che si trovava proprio nel villaggio di Woodstock. Avrebbe partecipato al secondo festival dell'isola di Wight, che si tenne pochi giorni dopo (il 30 e 31 agosto, Dylan suonò il 31), anche insieme ad alcuni artisti che si erano appena esibiti a Woodstock.

I Doors si stavano riprendendo da un periodo di guai con la legge, dovuti soprattutto alla presunta oscenità delle esibizioni di Jim Morrison, che comunque, anche sotto l'influenza di alcool e droghe, aveva dato agli ultimi concerti un'aria esacerbata e convulsa. Dopo lo «scandalo» del concerto di Miami, a marzo, annullarono tutti gli altri spettacoli in programma, e non presero in considerazione l'ipotesi di partecipare al festival, anche per il fastidio di Morrison a cantare in grandi spazi aperti.La tre giorni di Woodstock vide oltre 500 mila presenze che fecero impallidire i dati di qualsiasi altra manifestazione musicale precedente.

La gran parte del pubblico entrò senza fare il biglietto perchè, come all'epoca sosteneva qualcuno, «l'arte non si paga». Le mancate entrate, tuttavia, sarebbero tornate con gli interessi a distanza di qualche anno, prima con il lancio del film documentario sull'evento, poi con la pubblicazione dei cinque album che raccoglievano le migliori esibizioni.